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Quale pianoforte scegliere per iniziare lo studio della musica?

Ciao, in questa prima lezione del corso ti darò dei consigli sulla scelta strumento ideale per iniziare lo studio del pianoforte.

E’ una domanda che ho ricevuto tantissime volte, quindi ho deciso di creare questo video per rispondere in maniera chiara e concisa a questa domanda.

Allora, innanzitutto ora ci sono degli ottimi pianoforti digitali che riproducono con assoluta fedeltà il tocco su un pianoforte vero. Mentre anni fa, quando ho iniziato io a studiare, era necessario acquistare un pianoforte vero spendendo migliaia di euro, come hanno fatto i miei genitori, ma ora con poche centinaia di euro potete portarvi a casa uno strumento praticamente definitivo.

Certo che se poi avete ambizioni professionistiche o volete laurearvi al conservatorio, allora il passaggio ad uno strumento vero è necessario.

Per iniziare lo studio del pianoforte, e quindi anche per iniziare i miei corsi gratuiti che ho pubblicato qui su Youtube, va bene qualsiasi modello e marca, purché abbia tre caratteristiche fondamentali:

  1. La tastiera deve essere di 88 tasti, quindi come quella di un pianoforte vero: deve partire da un La bassissimo e terminare con un Do altissimo.
  2. I tasti devono essere completamente pesati, e non semi-pesati, dinamici o sensibili al tocco. Se acquistate un pianoforte online, osservate chiaramente che nelle caratteristiche sia riportato il tasto pesato e non dinamico o semi-pesato. Inoltre, un consiglio che ti posso dare, per l’acquisto del pianoforte, come per una macchina o un oggetto che userai molto, ti consiglio di provarlo prima, rivolgendoti a qualche negozio fisico di strumenti musicali.
  3. Deve avere il pedale di risonanza, per poter suonare agevolmente i pezzi che lo prevedono (moltissimi) e tutti i pezzi che hanno gli accordi arpeggiati con la mano sinistra.

Poi, per iniziare, sinceramente un modello vale l’altro. Certo, alcuni modelli suonano in un modo, altri diversamente, devi trovare un giusto compromesso tra un pianoforte che ti piaccia a livello di suono, di tocco e il relativo prezzo. Comunque, al giorno d’oggi, con poco più di 400 euro ti porti a casa un’ottimo strumento!

Se comunque parti da zero, tutti i modelli che rispondono alle suddette tre caratteristiche possono andare bene! Diventa poi solo più una questione di preferenze e possibilità personali!

Infine, se prevedi di portare in giro il pianoforte, magari per portartelo in vacanza oppure in futuro per fare esibizioni in giro, prendilo portatile!

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I tre pilastri della tecnica pianistica

In questo articolo ti mostrerò i 3 pilastri della tecnica pianistica.

Sono informazioni che hai già trovato un po’ sparse nel mio corso base di pianoforte, ma voglio riassumertele qui in un unico video affinché tu possa ripassarle e interiorizzarle bene.

Il primo pilastro è la posizione corretta della mano sulla tastiera. La mano va messa in questo modo con le dita allineate ai tasti. Avere le dita allineate significa che ad ogni dito corrisponde un tasto bianco vicino, senza saltarne qualcuno. L’asse delle dita deve essere in linea con l’asse del tasto. In particolare la prima falange del pollice deve essere un po’ piegata per allinearsi al tasto, e lo stesso anche per il mignolo. 

Le dita rimangono leggermente ricurve sui tasti. 

Il polso rimane posizionato in altezza, all’incirca al livello della tastiera. 

Quando suoni a mani unite, le mani devono essere speculari ovvero devono avere la stessa abilità e tecnica corretta. Controlla sempre questo aspetto.

Il secondo pilastro è l’indipendenza delle dita, ovvero quando azioni un dito devi sempre usare il cosiddetto “principio della minima energia” ovvero azioni solamente la muscolatura del dito che ti serve tenendo rilassate tutte le altre dita. Suoni con il pollice, le altre dita devono rimanere morbide, e la stessa cosa vale anche per le altre dita. Per questo scopo ho sviluppato proprio il cosiddetto “esercizio dei ribattuti” che trovi nella lezione 10 del mio corso base di pianoforte. In realtà questo esercizio contempla tutti gli aspetti della tecnica di base, ma è proprio stato pensato per farti prendere confidenza sul fatto di azionare un dito e tenere rilassati tutti gli altri.

L’ultimo pilastro è il tuo rilassamento generale, quindi polso morbido, spalle rilassate, postura corretta. Sempre e comunque. Sciogli le tensioni del polso, poi delle braccia, del collo e per finire delle gambe. Suonare deve essere rilassante, divertente e piacevole e fisicamente ti deve stancare poco.

La tecnica pianistica poi si sviluppa attraverso numerose particolarità, ad esempio ci sono tecniche dedicate per gli staccati, per i legati, per i salti, per le ottave, per le doppie terze. Vedremo questi aspetti in altri video dedicati.

Qui ho voluto solamente fare un piccolo ripasso delle basi, utili per:

– produrre una sonorità cristallina con la mano destra in tutti quei pezzi che hanno una melodia cantabile

– produrre un suono pieno, potente ed espressivo a livello generale

– calibrare le dinamiche in modo corretto senza sbalzi improvvisi di sonorità, colpi o accenti strani dovuti a tensioni accumulate nelle dita

– suonare senza incorrere ad infortuni o fastidiose tendiniti che se non curate hanno la tendenza a cronicizzarsi

– suonare senza stancarsi, e quindi suonare per ore e ore piacevolmente

– suonare per sempre, senza limiti di età

Quindi tutte le volte che fai un esercizio o che suoni un pezzo, sia esso uno dei miei tutorial o un altro brano, dovrai sempre fare attenzione a questi aspetti della tecnica pianistica:

– mani posizionate correttamente sulla tastiera ovvero polso all’altezza delle note, simmetria delle mani e dita allineate ai tasti.

– indipendenza delle dita, ovvero le dita inutilizzate devono sempre rimanere morbide, la relativa muscolatura deve essere rilassata

– il rilassamento generale, in particolare a livello del polso e delle spalle, e a seguire, su tutto il corpo.

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Gli intervalli musicali (lezione completa) spiegati in modo semplice

In questo articolo riprenderò il concetto di intervallo musicale e lo approfondiremo, imparando a dare un nume univoco ad ogni intervallo musicale.

Come abbiamo già visto nella lezione 5 del mio corso base di pianoforte, un intervallo rappresenta la distanza tra due note, in altre parole è la loro differenza in altezza. L’altezza, come studiato nella lezione 4 relativa alle qualità dei suoni del mio corso base di pianoforte, è quella caratteristica della musica che distingue un suono grave da uno acuto.

Un intervallo, ovvero la differenza in altezza tra due note, si determina contando quante note ci sono tra la prima e la seconda nota, tenendo conto anche della prima.

Tra il Do e il Mi c’è un intervallo di terza perché si deve contare anche il Do (Do-Re-Mi, terza).

Tra il Do e il Si c’è un intervallo di settima perché si deve contare anche il Do (Do-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si, settima).

Intervalli ascendenti e discendenti

Un intervallo può essere ascendente se il conteggio avviene verso note a maggior altezza, oppure discendente se avviene verso note a minor altezza.

Un intervallo Mi-Do ascendente è un intervallo di sesta (Mi-Fa-Sol-La-Si-Do, tutte note che salgono)

Un intervallo Mi-Do discendente è un intervallo di terza (Mi-Re-Do, tutte note che scendono, si conta al contrario)

Se non viene specificato se un intervallo è ascendente o discendente, l’intervallo solitamente viene supposto ascendente.

Un intervallo di Re-Fa ad esempio viene associato ad un intervallo di terza (Re-Mi-Fa) se non specificato ascendente o discendente.

Intervalli maggiori, minori, giusti, eccedenti e diminuiti

Se ti dico che intervallo è Do-Mi? Mi dirai che è una terza. Corretto. Se ora ti chiedo che intervallo è Do-Mib cosa mi dirai? Che è sempre un intervallo di terza, corretto, ma nella realtà la distanza che c’è tra Do e Mi non è la stessa che c’è tra Do e Mib.

Occorre quindi dare un attributo aggiuntivo ad ogni intervallo. Sono entrambi intervalli di terza, ma di differente tipologia

Qui ti darò un metodo pratico per determinare questo attributo. In rete ci sono le tavole degli intervalli con le varie tipologie, ma prima di fartele vedere preferirei trasmetterti il concetto che sta alla base della loro costruzione.

Nel mio corso base di armonia e accompagnamento al pianoforte hai imparato la scala maggiore.

Hai imparato anche a suonare tutte le scale, e dopo parecchi esercizi probabilmente le saprai fare a memoria. Quindi ora conosci le note che formano ogni scala maggiore. Se non te le ricordi, prendi il mio libro degli esercizi in PDF che trovi sul mio sito web, stampati l’esercizio 34 dove trovi tutte le scale scritte, e userai quello come riferimento.

Devi avere in mente le note di ogni scala maggiore. Se hai questa padronanza, sarà facilissimo per te definire la tipologia di ciascun intervallo. Se non te le ricordi a memoria, tieni sottomano lo spartito di tutte le scale maggiori.

Gli intervalli possono essere maggiori, minori, diminuiti, più che diminuiti, eccedenti e più che eccedenti. Si usa anche il termine “aumentato” al posto di eccedente.

Prendiamo la scala di do maggiore, le note sono Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do

  • La distanza tra la tonica e il 2° grado darà un intervallo di seconda maggiore
  • La distanza tra la tonica e il 3° grado darà un intervallo di terza maggiore
  • La distanza tra la tonica e il 4° grado darà un intervallo di quarta giusta
  • La distanza tra la tonica e il 5° grado darà un intervallo di quinta giusta
  • La distanza tra la tonica e il 6° grado darà un intervallo di sesta maggiore
  • La distanza tra la tonica e il 7° grado darà un intervallo di settima maggiore
  • La distanza tra la tonica e il 8° grado darà un intervallo di ottava giusta
  • L’intervallo tra la tonica e la sua stessa nota, ovvero di prima chiamato anche unisono, sarà anch’esso un intervallo giusto.

L’intervallo di seconda, terza, sesta e settima sarà maggiore, mentre l’intervallo di prima, quarta, quinta e ottava sarà giusto.

Perché questa distinzione?

Semplicemente perché gli intervalli di ottava, quarta e quinta sono chiamati intervalli perfetti. Devi sapere che Pitagora di Samo (VI-V secolo a.C.) fu il primo studioso, in base alle testimonianze che ci sono giunte, che studiò le proprietà matematiche che intercorrono tra un suono base e la formulazione di altri suoni derivati. Infatti lui prese una corda (inventò uno strumento musicale chiamato monocordo) e scoprì che se tale corda veniva divisa a metà e la si faceva vibrare, si produceva un suono che era lo stesso di prima, ma all’ottava superiore. In fisica questo suono risultante all’ottava superiore ha esattamente il doppio delle vibrazioni di quello base. La stessa cosa la fece con la quinta (facendo vibrare due terzi della corda) e la quarta (tre quarti della corda). Questi intervalli vennero ritenuti gli unici intervalli consonanti in via del loro rapporto matematico, e per questo motivo chiamati perfetti. L’unisono, essendo la stessa nota, è anch’esso un intervallo perfetto.

Se ti dicessi ora, che intervallo è Re-La?

Se conosci la scala di Re maggiore, vedrai che il La è il V grado della scala, quindi tale intervallo è una quinta giusta.

Che intervallo è Mib-Do?

Se conosci la scala di Mib, vedrai che il Do è il VI grado della scala maggiore, quindi tale intervallo è una sesta maggiore.

Ora per terminare il nostro quadro sugli intervalli, devi imparare alcune semplici regole, alcune si applicano agli intervalli maggiori, altre agli intervalli giusti. Dobbiamo vedere cosa succede quando abbassiamo o alziamo i precedenti intervalli formati dalle note della scala maggiore di uno o due semitoni.

Intervallo maggiore

  1. Quando la seconda nota di un intervallo maggiore è abbassata di un semitono, l’intervallo diventa minore.
  2. Quando la seconda nota di un intervallo maggiore viene abbassata di due semitoni, l’intervallo diventa diminuito.
  3. Quando la seconda nota di un intervallo maggiore viene alzata di un semitono, l’intervallo diventa eccedente.
  4. Quando la seconda nota di un intervallo maggiore viene alzata di due semitoni, l’intervallo diventa più che eccedente.

Intervallo giusto

  • Quando la seconda nota di un intervallo giusto viene abbassata di un semitono, l’intervallo diventa diminuito.
  • Quando la seconda nota di un intervallo giusto viene abbassata di due semitoni, l’intervallo diventa più che diminuito.
  • Quando la seconda nota di un intervallo giusto viene alzata di un semitono, l’intervallo diventa eccedente.

Quando la seconda nota di un intervallo giusto viene alzata di due semitoni, l’intervallo diventa più che eccedente.

Ora hai gli strumenti per capire la cosiddetta tavola degli intervalli.

Facciamo alcuni esempi.

  • Lab-Re: è un intervallo di quarta (La-Si-Do-Re). Nella scala di Lab il Re è bemolle, e genererebbe un intervallo di quarta giusta. Nell’intervallo analizzato, il Re è naturale, pertanto rappresenta +1 semitono rispetto all’intervallo di quarta giusta (Lab-Reb). Quindi Lab-Re è un intervallo di quarta eccedente.
  • Sib-Dob: è un intervallo di seconda. Nella scala di Sib il Do è naturale, e genererebbe un intervallo seconda maggiore. Nell’intervallo analizzato, il Do è bemolle, pertanto rappresenta -1 semitono rispetto all’intervallo di seconda maggiore (Sib-Do). Quindi Sib-Dob è un intervallo di seconda minore.
  • Sol-Fab: è un intervallo di settima. Nella scala di Sol il Fa è diesis, e genererebbe un intervallo di settima maggiore. Nell’intervallo analizzato, il Fa è bemolle, pertanto rappresenta -2 semitoni rispetto all’intervallo di settima maggiore (Sol-Fa#). Quindi Sol-Fab è un intervallo di settima diminuita.
  • Do#-Solb: è un intervallo di quinta. Nella scala di Do# il Sol è diesis, e genererebbe un intervallo di quinta giusta. Nell’intervallo analizzato, il Sol è bemolle, pertanto rappresenta -2 semitoni rispetto all’intervallo di quinta giusta (Do#-Sol#). Quindi Do#-Solb è un intervallo di quinta più che diminuita.

Mib-Si#: è un intervallo di quinta. Nella scala di Mib il Si è bemolle, e genererebbe un intervallo di quinta giusta. Nell’intervallo analizzato, il Si è diesis, pertanto rappresenta +2 semitoni rispetto all’intervallo di quinta giusta (Mib-Sib). Quindi Mib-Si# è un intervallo di quinta più che eccedente.

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La tecnica del metronomo progressivo

In questo articolo vedremo una tecnica utilizzata per velocizzare un pezzo o un singolo passaggio difficile, chiamata “tecnica del metronomo progressivo”.

Molti di voi la conoscono sicuramente, alcuni l’hanno sicuramente già utilizzata, in questo video approfondiremo l’uso di questa tecnica e ti darò alcuni importanti consigli per utilizzarla.

Il metronomo è uno strumento per tenere il tempo. Esso esegue dei battiti ad una certa velocità, espressi in BMP (battiti per minuto). Una velocità pari a 60 significa che il metronomo esegue 60 battiti al minuto, ovvero 1 battito al secondo. Il metronomo fa solo questo, esegue dei battiti ad una certa velocità.

Esistono dei metronomi meccanici e digitali che puoi acquistare in un negozio di strumenti musicali, oppure puoi installare direttamente un app sul telefono che faccia questa funzione (ce ne sono tante, basta cercare nell’app store o in Google Play la parola “metronomo”), oppure se hai un pianoforte digitale, quasi sempre troverai questa funzione incorporata.

La tecnica del metronomo progressivo consiste nell’eseguire un pezzo, o più soventemente un passaggio specifico, dapprima lentamente a metronomo, e poco per volta bisogna aumentare gradualmente la velocità, sempre usando il metronomo, fino a raggiungere la velocità definitiva.

Si parte quindi da una velocità dove si riesce ad eseguire il pezzo o il passaggio agevolmente, e poco per volta la si aumenta per raggiungere la velocità desiderata.

Ecco un esempio, applicato all’esercizio 16 del Beyer, che nel mio corso base di pianoforte è trattato nella lezione 24.

Per un utilizzo corretto di questa tecnica ho alcuni importanti consigli da darti:

  • Visto che difficilmente un pezzo verrà eseguito a metronomo ovvero a velocità rigida e costante dall’inizio alla fine, ma in linea generale ci sono degli allargamenti, dei respiri, delle variazioni momentanee della velocità legate all’interpretazione, consiglio di applicare questa tecnica solo ai passaggi che presentano difficoltà tecniche, e non all’intero pezzo. Più il pezzo è lungo, meno viene indicata questa tecnica su tutto il pezzo, questo anche per ottimizzare il tempo di studio. Devi utilizzarla quindi solo sui passaggi più difficili!
  • Quando aumenti la velocità, tieni sempre delle variazioni di tempo che devono essere al massimo di 2-3 battiti al minuto. Non andare più velocemente, anzi, più vai lentamente meglio è, se no rischi di rendere troppo veloce la progressione e non dare il tempo alla tua mano e alla tua mente di abituarsi al cambiamento di velocità. Quindi la progressione deve essere lentissima.
  • La cosa più importante di questa tecnica è che nella progressione a metronomo devi sempre sentirti a tuo agio, senza tensioni o difficoltà nell’esecuzione del passaggio su cui stai applicando questa tecnica. Se ad una certa velocità ti blocchi, ti senti teso, senti delle tensioni strane nella mano, non progredire con il metronomo. Insisti a quella velocità finché sentirai il passaggio comodo, semplice e naturale. Solo a quel punto, potrai avanzare andando avanti nella progressione con il metronomo.
  • Infine, ultimo consiglio, questa tecnica io la utilizzo non per raggiungere proprio la velocità desiderata, ma fino ad un 70/80% della velocità finale, questo perché nella ripetizione dei passaggi a velocità progressive, la tua mente memorizzerà la tecnica corretta, la posizione delle note e della mano e la sequenza delle note, quindi quando toglierai il metronomo ed eseguirai il passaggio, potrai già farlo agevolmente alla velocità finale o quasi. Qualsiasi sia la velocità a cui arriverai, se hai applicato correttamente questa tecnica, avrai fatto sicuramente un grande progresso nel passaggio che presentava dei problemi.

Mi raccomando, nell’applicazione della tecnica del metronomo progressivo, è importantissimo che la tecnica resti sempre impeccabile, quindi lo ripeto ancora una volta, ad ogni avanzamento di velocità con il metronomo, controlla sempre allineamento, rilassamento e indipendenza delle dita.

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Il reset musicale dopo un errore

Oggi affronteremo un argomento, che forse non ne hai mai sentito parlare. Si tratta del cosiddetto reset musicale.

Allora provo a spiegartelo con un esempio. Hai preparato per mesi e mesi un pezzo, ti viene bene.

Ti siedi al pianoforte. Inizi a suonarlo e ad un certo punto sbagli una nota o ti blocchi in un passaggio che ti è sempre venuto bene. Capita, è una cosa normale, però a volte viene naturale innervosirsi.

Se stai studiando da solo puoi fermarti e ripetere il passaggio, oppure il pezzo da capo, ma se fossi ad un concerto? O anche solo davanti al tuo maestro di musica?

Se quella che devi fare è una vera esecuzione del pezzo e non è ammessa la ripetizione, ad esempio ad un concerto, quando sbagli qualcosa o fai qualcosa che non è di tuo gradimento una nota, una dinamica, un accordo, succede che il tuo stato d’animo muti.

Ti viene la rabbia e ti verrebbe voglia di ricominciare da capo. Ma non puoi farlo, il sentimento negativo permane dentro di te e l’esecuzione del pezzo inizia a risentirne, la qualità d’esecuzione cade, inizi a sbagliare altre note, o a suonare male, fino alla fine del pezzo. Nei casi peggiori ti blocchi e non riesci ad andare avanti.

E’ chiaro che qui è la tua mente che agisce, parti con i buoni propositi, fai qualcosa di non gradito quando meno te lo aspetti, e improvvisamente l’esecuzione da quel punto peggiora a cascata.

Per un musicista questo non è accettabile, perché peggiora moltissimo la performance complessiva, si pensi ad un concerto o tutte le volte che suoni in pubblico.

Devi essere in grado di ignorare l’errore e resettare immediatamente le tue emozioni e il tuo stato d’animo, come se l’errore non lo avessi mai fatto.

Ora mi chiederai. Ma come si fa? Capisco che non sia semplice, ma è possibile.

Devi allenare la tua mente ad ignorare l’errore, non innervosirti, non pensare che sbaglierai ancora e concentrarti solo su quello che stai suonando, con tutte le emozioni che può regalarti. Alcune persone riescono a farlo già naturalmente, non dando alcun peso agli errori, altri invece no.

Ecco tre semplici consigli:

  1. Quando fai una prova dell’esecuzione di un pezzo, quando sbagli cerca sempre di andare avanti fino alla fine del pezzo, allenando il tuo cervello a non focalizzarti sull’errore commesso ma focalizzandolo solo su ciò che stai suonando in quel momento e soprattutto distoglilo dall’errore commesso, concentrandoti sul piacere del suonare NEL MOMENTO PRESENTE. Quindi focalizzati su ciò che ti trasmette la tua musica, non su quello che hai sbagliato prima. Una volta che hai finito l’esecuzione potrai isolare il passaggio incriminato e ripeterlo tante volte per vedere se l’errore deriva da un problema tecnico o è del tutto casuale.
  2. Pensa sempre che la percezione dell’errore non è sempre come la senti tu, ma spesso all’esterno viene percepita di meno. A volte capita addirittura che non venga percepita.
  3. Infine, cerca di vivere la tua performance musicale con più rilassatezza, meno pensieri, meno perfezionismo, ma con la gioia di suonare sempre e comunque, e questo vale in tutti gli ambiti della vita. Goditi il momento presente e ciò che la musica ti trasmette, sempre!

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Esempi di armonizzazione di melodie con modulazioni (Lez. 35) – Corso base di armonia e accompagnamento al pianoforte gratuito

Ti proporrò degli esempi sui criteri per mettere gli accordi ai pezzi che contengono delle modulazioni

SCARICA QUI IL PDF DEGLI ESERCIZI

In quest’ultima lezione del corso, analizziamo gli accordi dell’inno alla gioia di Beethoven. Non ho messo i gradi della scala per una ragione che vedremo tra poco.

  1. Sul III grado metto l’accordo maggiore della tonica (Do+)
  2. Sul V grado posso mettere anche il suo accordo maggiore (Sol+)
  3. Sul I grado metto il suo accordo maggiore (Do+)
  4. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado  (Do+)
  5. Sul II grado metto l’accordo maggiore costruito sul V grado (Sol+)

la parte successiva da battuta 5 a battuta 8 è analoga. Andiamo a battuta 9.

  1. Sul II grado metto l’accordo maggiore costruito sul V grado (Sol+)
  2. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado  (Do+)
  3. Sul II grado metto l’accordo maggiore costruito sul V grado (Sol+)
  4. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado  (Do+)
  5. Sul II grado metto l’accordo maggiore costruito sul V grado (Sol+)
  6. Qui compare stranamente l’accordo di Mi che non c’entra nulla con la scala di Do, in quanto ha il Sol# che non è una nota che appartiene alla scala. In realtà qui abbiamo una piccola modulazione da Do Maggiore a La Minore, cioè le note appartenenti al riquadro blu vanno pensate nella tonalità di La Minore. Infatti, se osservi bene le note, sono tutte note che potrebbero appartenere anche alla scala di La Minore armonica, quindi possiamo considerarle appartenenti a questa nuova scala. L’armonizzazione di queste note non segue la scala di Do Maggiore, ma quella di La Minore, pertanto ogni nota del riquadro blu sarà un grado della scala di La Minore e non di Do Maggiore. La prima nota del riquadro blu e un Mi, che nella scala di La minore è il V grado, pertanto metto il suo accordo maggiore, perché dalle regole di armonizzazione della scala minore, sul V grado di una scala minore armonica posso mettere l’accordo minore costruito sulla tonica oppure anche l’accordo maggiore costruito sulla dominante, cioè sul V grado!

Ricapitolando, il primo Mi che incontriamo nel riquadro blu è il V grado della scala di La Minore armonica (e non di quella di Do Maggiore!), allo stesso modo il Do della battuta successiva è il III grado della scala di La Minore (e non quello della scala di Do Maggiore!), e qui metterò quindi l’accordo minore sul I grado, ovvero il La minore.

Il Sol successivo (punto m) invece torna ad essere considerato come appartenente alla tonalità di Do Maggiore, quindi faremo riferimento nuovamente a questa scala, ed esso sarà il V grado.

  1. Sul III grado metto l’accordo minore costruito sul I grado (La-). Ricorda che qui siamo sempre in La minore!
  2. Qui torniamo in Do maggiore. Sul V grado posso mettere anche il suo accordo maggiore (Sol+)
  3. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  4. Qui compare un accordo di Fa, che non troviamo scritto in alcune regola. Ho usato un accordo che non abbiamo ancora visto, un accordo di nona, che usato ogni tanto può rendere molto particolare l’armonia del pezzo, che vedremo nei corsi più avanzati.

Le due battute successive hanno le stesse regole delle ultime due battute della prima riga.

Abbiamo appena visto come variare gli accordi in un pezzo: basta considerare dei pezzi della melodia come appartenenti ad un’altra tonalità, solitamente però tonalità vicine quindi con un accidente in più o in meno in armatura di chiave, più raramente in tonalità lontane. Ogni nota di un brano musicale, può essere pensata come appartenente ad una scala, o, lasciando libero sfogo alla tua fantasia, anche ad un’altra scala! Per questo motivo si può armonizzare lo stesso brano in modi diversi. A questo concetto si unisce poi la grande varietà accordi che esistono (maggiori, minori, accordi di settima di dominante, settime minori, none, e tutti rivolti… ) che creano infinite possibilità musicali ed armoniche, sempre seguendo le regole di base dell’armonia musicale!

Andiamo ancora avanti con l’analisi. Prendiamo ora la partitura della melodia catalana, per vedere con che criterio ho messo gli accordi:

  • Riquadro azzurro: parte pensata in Sol-. Tutte le note che vedi qui appartengono anche alla scala di Sol minore.
  • Riquadro arancione: ho messo un La7 in quanto tale battuta sta per chiudere una sezione. Visto che dalle regole di armonia ci andrebbe un accordo maggiore costruito sul V grado (quindi La) ho messo un La7 in quanto formato dalle stesse note e prossimo ad una chiusura di sezione, pertanto non appesantisce il pezzo. Un utilizzo troppo frequente di accordi di settima appesantirebbe l’armonizzazione del pezzo.
  • Riquadri rossi: la prima nota è vista come una nota di passaggio che anticipa la seconda, che poi viene confermata ad inizio battuta successiva (quindi su un tempo forte, il primo dei tre battiti) .
  • Riquadro verde: c’è una transizione momentanea verso la tonalità di La Minore. L’accordo di La- segue pertanto quello di La maggiore visto che l’unica differenza di note tra i due accordi è nel do (il La minore ce l’ha naturale mentre il La Maggiore ce l’ha diesis).
  • Riquadro viola: sezione pensata nella tonalità di Sol Maggiore. Il Do# che vedi nella seconda battuta del riquadro ha funzione solamente di nota di passaggio.

Vediamo infine l’Halleluja di Cohen:

Il pezzo oscilla continuamente tra accordi di Do+ e di La-, quindi sebbene scritto tutto nella tonalità di Do Maggiore, esso alterna armonie della scala di Do+ e quelle della scala di La-.

Nei riquadri rossi ci sono evidenziati i frammenti armonizzati secondo la scala di La Minore.

Come hai visto ogni pezzo offre infinite possibilità di armonizzazione!

Abbiamo terminato questo primo corso di armonia e accompagnamento. Se ti è piaciuto, se lo hai reputato utile e se vuoi consigliarlo ai tuoi amici o conoscenti, metti un like a questo video!

In questo corso hai imparato gli accordi, i loro rivolti, come si concatenano e li abbiamo trasformati in semplici accompagnamenti. Inoltre hai imparato le scale maggiori e minori, le abbiamo armonizzate, hai imparato a trasportare un brano musicale e hai visto alcuni esempi di come si mettono degli accordi ai pezzi.

Ora sta a te mettere in pratica tutto quello che ti ho insegnato! Nel mio canale ci saranno ancora lezioni e approfondimenti. Continua a seguirmi, buono studio e buona musica!!

Qui trovi la stessa lezione su Youtube! Non dimenticarti di iscriverti al mio canale per rimanere aggiornato su tutti i nuovi contenuti!  🙂

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Analisi degli accordi della Canzonetta di Mozart e della Primavera di Vivaldi (Lez. 34) – Corso base di armonia e accompagnamento al pianoforte gratuito

Imparerai il criterio con cui sono stati messi gli accordi

SCARICA QUI IL PDF DEGLI ESERCIZI

Facciamo ora un po’ di analisi pratica, su un pezzo che già conosci: la canzonetta di Mozart.

Abbiamo detto che il pezzo è in Do Maggiore.

Ora facciamo questo esercizio: associamo ogni nota del pezzo al rispettivo grado della scala. Quindi ogni Do sarà un I grado, ogni Re un II grado, e così via.

  1. Sul I grado metto il suo accordo maggiore (Do+)
  2. Questi sol sono dei V gradi quindi prenderebbero l’accordo di Do+. Visto che l’ho già suonato prima non lo ripeto per alleggerire un po’ l’accompagnamento.
  3. Sul VI grado metto l’accordo maggiore costruito sul IV grado (Fa+)
  4. Sul V grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  5. Qui in realtà, essendo un IV grado, ci vorrebbe il suo accordo maggiore (Fa+) che comunque suonerebbe in modo gradevole. In realtà ho fatto un’eccezione: ho considerato il Fa della mano destra come la settima dell’accordo di Sol7 (che ha quattro note: sol, si, re, fa), spezzando l’accordo in 3 note con la mano sinistra (sol, si re, quindi è un accordo di Sol+, quello che vedi scritto) ed il Fa con la mano destra.
  6. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado.
  7. Sul II grado metto l’accordo maggiore costruito sul V grado (Sol+)
  8. Sul I grado metto il suo accordo maggiore (Do+)

andiamo alla seconda riga

  1. Sul V grado metto l’accordo della tonica (Do+)
  2. Qui ragiono come nel punto e, ovvero spezzo l’accordo di Sol7 tra la mano sinistra (note sol, si, re) e la mano destra (nota fa).
  3. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado.
  4. Sul II grado metto l’accordo maggiore costruito sul V grado (Sol+)

Hai visto come le regole di armonizzazione che abbiamo visto, servono per armonizzare piacevolmente un brano musicale. Certo, puoi usare molteplici eccezioni, ma queste regole sono un’importante base di partenza per imparare a mettere gli accordi ai pezzi!

Facciamo ancora un po’ di analisi pratica, su un altro pezzo che già conosci: la primavera di Vivaldi.

Facciamo come prima: numeriamo ogni nota del brano come una nota della scala di Do Maggiore, visto che il pezzo è scritto in questa tonalità.

Gli accordi non sono stati messi su tutte le note della mano destra, altrimenti il pezzo sarebbe troppo appesantito. Qui è stato scelto di mettere l’accordo ad inizio di ogni battuta (sul primo dei quattro battiti che è un cosiddetto tempo forte), e in alcune battute anche sulla seconda nota, per evitare la sovrapposizione di armonie dissonanti. 

  1. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  2. Sul V grado posso mettere anche il suo accordo maggiore (Sol+)
  3. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado  (Do+)
  4. Sul V grado posso mettere anche il suo accordo maggiore (Sol+)
  5. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  6. Sul II grado metto l’accordo maggiore costruito sul V grado (Sol+)
  7. Sul V grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  8. Sul VI grado metto l’accordo maggiore costruito sul IV grado (Fa+)
  9. Sul V grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  10. Sul V grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  11. Sul VI grado metto l’accordo maggiore costruito sul IV grado (Fa+)
  12. Sul V grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  13. Sul VI grado metto l’accordo maggiore costruito sul IV grado (Fa+)
  14. Sul V grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  15. Sul III grado metto l’accordo maggiore costruito sul I grado (Do+)
  16. Sul II grado metto l’accordo maggiore costruito sul V grado (Sol+)
  17. Sul I grado metto il suo accordo maggiore (Do+)

Qui non ci sono eccezioni rispetto alle regole di armonizzazione della scala maggiore che abbiamo visto nelle lezioni di questo corso.

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L’armonizzazione delle scale maggiori e minori – Es. 34 (Lez. 33) – Corso base di armonia e accompagnamento al pianoforte gratuito (Parte 2)

Imparerai a suonare tutte le scale con gli accordi di accompagnamento (quelle con i bemolli in chiave)

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Qui trovi le scale armonizzate:

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L’armonizzazione delle scale maggiori e minori – Es. 34 (Lez. 32) – Corso base di armonia e accompagnamento al pianoforte gratuito (Parte 1)

Imparerai a suonare tutte le scale con gli accordi di accompagnamento (quelle con i diesis in chiave)

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Per avere padronanza di ogni tonalità (per poter eseguire più facilmente le melodie) e dei rispettivi accordi da utilizzare, dovrai imparare poco alla volta tutte le scale con i rispettivi accordi.

  • La mano destra esegue la scala
  • La mano sinistra esegue il relativo accordo

Lo scopo di questo esercizio è duplice:

  • imparando ogni scala con la mano destra sarà poi più facile leggere i brani nella loro tonalità, perché verrà automatico muoversi lungo le note della scala tenendo conto, in modo del tutto naturale e automatico, dei rispettivi diesis e bemolli
  • imparando gli accordi di accompagnamento, sarà più semplice trovare gli accordi di accompagnamento quando si esegue una melodia e soprattutto si impareranno tutti!

Iniziamo in questa lezione a vedere le scale con i diesis in chiave.

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L’armonizzazione della scala minore armonica – Es. 33 (Lez. 31) – Corso base di armonia e accompagnamento al pianoforte gratuito

Imparerai a mettere gli accordi di accompagnamento alla scala minore armonica

SCARICA QUI IL PDF DEGLI ESERCIZI

La scala minore armonica è quella che è comunemente utilizzata come base per i brani scritti in modo minore. Abbiamo visto che è composta da 8 note (se consideriamo anche l’ultima nota che è la tonica all’ottava superiore). In realtà i gradi della scala sono 7:

  • Tonica (I grado)
  • Sopratonica (II grado)
  • Modale (III grado)
  • Sottodominante (IV grado)
  • Dominante (V grado)
  • Sopradominante (VI grado)
  • Sensibile (VII grado)

Armonizzare la scala significa mettere un accordo di accompagnamento ad ogni grado della scala in modo che la sua esecuzione con gli accordi, risulti gradevole all’orecchio. Come visto per la scala maggiore, per arrivare a ciò occorre applicare alcune regole pratiche che ti illustrerò ora. E nel frattempo applichiamo queste regole alla scala di la minore armonica.

  • Sul I grado (tonica) si può mettere il suo accordo minore. Sul La metterai quindi il La minore.
  • Sul II grado (sopratonica) si può mettere l’accordo maggiore costruito sul V grado (dominante). Sul Si metterai quindi il Mi maggiore.
  • Sul III grado (modale) si può mettere l’accordo minore costruito sul I grado (tonica). Sul Do metterai quindi il La minore.
  • Sul IV grado (sottodominante) si può mettere il suo accordo minore. Sul Re metterai quindi il Re minore.
  • Sul V grado (dominante) si può mettere l’accordo minore costruito sul I grado (tonica) oppure il suo accordo maggiore. Se preceduto o seguito dall’accordo costruito sul IV grado (sottodominante), è preferibile usare l’accordo costruito sul I grado (tonica). Visto che l’accordo prima è il Re minore (è l’accordo minore costruito sul IV grado ovvero sulla sottodominante) metterai il La minore.
  • Sul VI grado (sopradominante) si può mettere l’accordo minore costruito sul IV grado (sottodominante). Sul Fa metteremo quindi il Re minore.
  • Sul VII grado (sensibile) si può mettere l’accordo maggiore costruito sul V grado (dominante) oppure l’accordo di settima di dominante (costruito ovviamente sul V grado ovvero sulla dominante), se il VII grado (la sensibile) risolve al I grado (la tonica all’ottava superiore). Sul Sol# metterai quindi il Mi maggiore oppure il Mi settima, visto che il Sol# successivamente sale a La.

Ho usato volontariamente il termine “si può mettere” proprio perché non esistono regole uniche e universali, ma queste sono alcune delle possibilità per dare alla scala un’armonizzazione gradevole al nostro orecchio. Queste regole andremo man mano ad ampliarle.

Applichiamo ora le regole ad un’altra scala. Prendiamo il Fa# minore.

  • Sul I grado (tonica) si può mettere il suo accordo maggiore. Sul Fa# metterai quindi il Fa# minore.
  • Sul II grado (sopratonica) si può mettere l’accordo maggiore costruito sul V grado ovvero sulla dominante. Sul Sol# metterai quindi il Do# maggiore.
  • Sul III grado (modale) si può mettere l’accordo minore costruito sul I grado (tonica). Sul La metterai quindi il Fa# minore.
  • Sul IV grado (sottodominante) si può mettere il suo accordo maggiore. Sul Si metterai quindi il Si minore.
  • Sul V grado (dominante) si può mettere l’accordo minore costruito sul I grado (tonica) oppure il suo accordo maggiore. Se preceduto o seguito dall’accordo costruito sul IV grado (sottodominante), è preferibile usare l’accordo costruito sul I grado (tonica). Visto che l’accordo prima è il Si minore (è l’accordo minore costruito sul Vi grado ovvero sulla sottodominante) sul Do# metterai il Fa# minore.
  • Sul VI grado (sopradominante) si può mettere l’accordo minore costruito sul IV grado (sottodominante). Sul Re metterai quindi il Si minore.
  • Sul VII grado (sensibile) si può mettere l’accordo maggiore costruito sul V grado (dominante) oppure l’accordo di settima di dominante (costruito ovviamente sul V grado ovvero sulla dominante), se il VII grado (la sensibile) risolve al I grado (la tonica un’ottava più alta). Sul Mi# metterai quindi il Do# maggiore oppure il Do# settima, visto che il Mi# successivamente sale a Fa#.

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