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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 40: Tutorial su “Per Elisa” di Beethoven semplificata – (Es. 25)

Imparerai a suonare “Per Elisa” di Beethoven e ad utilizzare il pedale di risonanza oltre a consolidare tutto ciò che hai imparato nel corso

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Eccoci giunti all’ultimo brano musicale di questo corso di pianoforte. E’ il celebre “Per Elisa” di Beethoven, uno dei pezzi più famosi della letteratura pianistica.

Questa versione che ti presento è un po’ semplificata rispetto all’originale scritta da Beethoven, ma ne rispecchia fedelmente la linea musicale e lo stile.

Se fino ad ora hai seguito il corso proficuamente applicando e interiorizzando tutto quello che ti ho insegnato, con l’aiuto di questo tutorial potrai studiare questo brano da solo e impararlo in breve tempo, e soprattutto sarà un bel modo per mettere alla prova tutte le nozioni che hai imparato da questo corso online.

Se ci riuscirai, potrai, a questo punto, essere autonomo/a nello studio di semplici partiture per pianoforte, a due mani ovviamente, e quindi potrai divertirti a leggere nuovi pezzi oppure a seguire ancora i miei corsi, per migliorare sempre di più!

Andiamo per passi successivi. Ecco lo spartito.

Non ci sono alterazioni in chiave, pertanto gli unici diesis o bemolli che troverai saranno quelli indicati a sinistra delle singole note.

Come per i precedenti esercizi, ti consiglio di iniziare a leggere il pezzo prima a mani separate e successivamente, quando hai imparato bene le note, a mani unite.

Vediamo alcune indicazioni per la mano destra.

Allargamenti delle dita: riquadri in verde

Alterazioni nascoste: la nota cerchiata in blu è diesis perché abbiamo un Re Alto, diesis, poco prima nella stessa battuta, quindi l’alterazione si conserva (ricorda la proprietà di conservazione delle alterazioni all’interno della stessa battuta, lezione 37).

Legature di valore: attento a non ribattere la seconda nota legata alla prima nei riquadri rossi.

Mano sinistra: ti do un piccolo aiuto per identificare le note in chiave di basso. I gruppi di tre note vanno sempre fatti con le dita 5-3-1.

Infine, sulla partitura compare un nuovo segno, questo qui:

Esso indica l’utilizzo del cosiddetto “pedale di risonanza”. Vediamo cos’è.

Il pianoforte, oltre ai tasti, possiede anche alcuni pedali, che si azionano ovviamente con i piedi, che hanno delle particolari funzioni.

Il pianoforte è normalmente dotato di 2 o 3 pedali. Vediamo quali sono.

  • Il pedale che si trova a sinistra si chiama pedale “1 corda (1C)” o pedale del piano, e serve a fare una sonorità più tenue e intima. Nei pianoforti a coda, la maggior parte dei tasti aziona i relativi martelletti che percuotono 2 o 3 corde che producono il suono. L’azionamento di questo pedale  sposta i martelletti verso destra, in modo che essi percuotano solo una o due delle corde, producendo quindi un suono più attenuato. Nei pianoforti verticali invece questo meccanismo viene riprodotto avvicinando i martelletti alle corde.
  • il pedale che si trova a destra si chiama “pedale di risonanza” e serve per far prolungare il suono di una (o più note) anche quando lasciamo il tasto, dopo averlo premuto. Infatti normalmente quando rilasciamo  un tasto del pianoforte dopo averlo suonato, il suono si interrompe istantaneamente perché lo smorzatore viene immediatamente appoggiato sulla corda. Se invece tieni premuto il pedale di risonanza, il suono continua anche se rilasci il tasto in quanto gli smorzatori restano sollevati. 
  • Il pedale che si trova al centro (su quei pianoforti a coda che hanno 3 pedali) si chiama pedale tonale, ed è un pedale di risonanza che agisce solo per un determinato insieme di note. Non è molto utilizzato e non andrei troppo nel dettaglio riguardo il suo utilizzo, perché è un pedale che si usa solo in pezzi complessi e di livello avanzato. Nei pianoforti verticali invece il pedale centrale si chiama sordina, e praticamente azionandolo si inserisce un panno di feltro tra i martelletti e le corde riducendo notevolmente l’intensità del suono dello strumento e anche il suo timbro. Serve per non infastidire i vicini!

Nei pianoforti digitali, invece, spesso c’è un unico pedale, magari venduto separatamente, che nella maggior parte dei casi è proprio quello di risonanza, che è il più utilizzato! Ovviamente in questo caso non ci sono né smorzatori, né martelletti, né leve, ma tutto il meccanismo è completamente elettronico!

Ora torniamo alla nostro brano “Per Elisa”.

Il simbolo che hai visto prima, indica che devi utilizzare il pedale di risonanza.

In che modo?

Ecco uno schema che ti può aiutare a capire come utilizzarlo.

Dove vedi la dicitura “Ped” abbassi il pedale di risonanza e lo lasci giù, quindi premuto, per tutta la durata della successiva linea. Quando termina la linea alzi (ovvero rilasci) il pedale di risonanza.

Spesso, negli spartiti, le indicazioni di pedale sono concatenate. Guarda questo schema.

All’inizio hai il simbolo “Ped” quindi abbassi il pedale. Lo tieni premuto fino alla fine della linea, ma vedi che contemporaneamente alla fine della linea hai l’inizio di un nuovo simbolo del pedale (“Ped”). In questo punto, alzi e abbassi velocemente il pedale di risonanza. 

Alla fine del secondo simbolo del pedale, dove finisce la seconda linea, lo rilasci definitivamente perché non c’è un ulteriore simbolo.

Ecco applicate queste regole alla prima riga del nostro pezzo di Beethoven:

la stessa cosa vale anche per tutte le altre battute.

Quando azioni il pedale, devi mantenere la gamba più possibile rilassata e il tallone lo devi appoggiare a terra! In altre parole, devi essere super comodo e azionare solamente i muscoli che ti servono per premere il pedale!

Buono studio!!

Conclusioni del corso base di pianoforte (40 lezioni)

Bene, abbiamo terminato questo corso base di pianoforte.

Se hai seguito questo corso interamente arrivando fin qui, hai acquisito sicuramente una conoscenza basilare nello studio del pianoforte e dovresti essere in grado di leggere in autonomia pezzi semplici con una tecnica di base corretta!

Ricorda sempre di suonare tutti i giorni, meglio 10 minuti al giorno piuttosto che 2 ore di fila una volta alla settimana. Ricorda soprattutto i concetti di tecnica pianistica: la posizione della mano, il rilassamento generale di tutta la muscolatura soprattutto quella delle dita inutilizzate.

Ti consiglio, almeno una volta al giorno, di suonare l’esercizio dei ribattuti (lezione 10) per sviluppare la muscolatura delle singole dita e imparare ad attivarle singolarmente, senza irrigidire e contrarre quelle normalmente inutilizzate.

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Ci vediamo nel corso successivo! Te lo anticipo, sarà un corso di armonia e accompagnamento al pianoforte dove imparerai a:

  • suonare tutti gli accordi e impratichiti con essi
  • creare degli accompagnamenti musicali a partire dagli accordi
  • imparerai tutte le tonalità maggiori e minori
  • imparerai a trasportare in una nuova tonalità una melodia
  • ti trasmetterò i concetti base per mettere gli accordi ad un brano musicale

A presto!

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 39: La legatura di valore

Imparerai a riconoscere la legatura di valore

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La legatura di valore è un segno che somma la durata di due note. Vediamo subito degli esempi.

Due semiminime legate equivalgono ad una minima.

equivale a  

Una nota da 1 legata ad una nota da 1 equivale ad una nota da 2.

Una semiminima legata ad una minima equivale ad una minima con il puntino di valore.

equivale a 

Una nota da 1 legata ad una nota da 2 equivale ad una nota da 3.

La legatura di valore somma le durate di note appartenenti anche a battute differenti.

Ad esempio, prendendo la mano destra del pezzo precedente dovrai suonare un Do Alto da 3 battiti, e quando andrai alla battuta successiva, non dovrai risuonare lo stesso Do Alto per un battito, ma dovrai continuare e tenerlo premuto per tutto il primo battito della nuova battuta (senza ribatterlo) e poi suonerai le rimanenti note (Mi Alto e Re# Alto).

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 38: Tutorial sulla Ninna Nanna di Brahms (Es. 24)

In questo tutorial sulla Ninna Nanna di Brahms, imparerai il simbolo di ritornello chiuso con doppio finale e consoliderai bene gli allargamenti e gli accorciamenti della mano

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L’esercizio numero 24 del mio corso base di pianoforte è la celebre ninna nanna di Brahms. 

Vedi che alla fine della partitura ci sono due segni, un numero 1 e poi un numero 2, subito sopra il pentagramma relativo alla mano destra.

Queste indicazioni indicano un ritornello chiuso con doppio finale: infatti vedi che il segno 1 compare dopo il primo segno del ritornello chiuso che hai già visto nella mia lezione 17.

Questi segni vanno interpretati così: devi eseguire il pezzo fino alla fine della sezione che sta sotto il numero 1 (ovvero fin qui), poi vedrai subito il secondo segno del ritornello chiuso che ti manda indietro fino al primo segno e riprendi il pezzo da qui (all’inizio di battuta 10).

Ripreso il pezzo, arrivi nuovamente all’inizio della sezione numero 1, la salti e passi direttamente alla sezione numero 2 (a battuta 14), e fai il pezzo fino alla fine (quindi eseguirai le ultime 2 battute).

Quindi il pezzo si legge praticamente così:

Ricapitolando: vai fino alla fine della sezione numero 1, torni indietro al primo segno di ritornello chiuso, salti la sezione numero 1 ed esegui la sezione numero 2.

Ora analizziamo il pezzo da un punto di vista tecnico.

Nei riquadri verdi ci sono passaggi dove occorre allargare le dita. Vediamo nel dettaglio il primo riquadro verde:

  • il Mi va suonato con il pollice mentre il successivo Sol con l’indice. Occorre quindi allargare l’indice facendo perno sul pollice, mantenendo rilassate e decontratte le altre dita ovvero medio, anulare e mignolo.
  • una volta giunti al Sol con l’indice, occorre passare al Do Alto con il mignolo. Qui si fa perno con l’indice e si allarga il mignolo per arrivare al Do Alto mantenendo decontratte tutte le altre dita, in modo particolare il pollice (che deve avvicinarsi all’indice).

Nel secondo riquadro verde parti con un secondo dito posizionato sul Sol. Successivamente devi allargare il pollice verso sinistra facendo perno sull’indice e dolcemente ti sposti nella nuova posizione. Appena hai premuto il Re con il pollice, decontrai immediatamente la mano e riallinea tutte le dita ai tasti bianchi vicini.

Riguardo il terzo riquadro verde, valgono le stesse cose già dette per il primo, solamente che l’ultima nota del riquadro è un Si da suonare con il quarto dito.

Il quarto riquadro verde presenta un allargamento di un’ottava (ovvero di 8 note). Occorre fare perno sul primo Do Alto (suonato con il mignolo) le e allargare la mano per arrivare al Do Centrale con il pollice aiutandoti leggermente con il movimento del polso, che deve accompagnare il pollice nella sua nuova posizione. Tutte le dita inutilizzate (indice, medio e anulare, devono rimanere più rilassate possibile). La stessa cosa la dovrai poi fare all’inverso, ovvero dal pollice al mignolo quando dovrai eseguire prima un Do centrale e poi un Do alto.

Il quinto e il sesto riquadro verde presentano allargamenti minimi, di facile esecuzione. 

Nel riquadro viola invece c’è una contrazione della mano: devi suonare il Fa con il pollice e il successivo Sol con l’anulare, questo passaggio serve per poter avere la mano riposizionata correttamente per le note successive. 

In questo passaggio devi usare il pollice come perno e restringere la mano per arrivare a posizionare l’anulare sopra il Fa. Non è un passaggio difficile, ed è anche relativamente semplice mantenere tutte le dita inutilizzate decontratte.

Infine vediamo il pezzo da un punto di vista ritmico. Abbiamo le semiminime con il punto, ovvero note che valgono un battito e mezzo che abbiamo già incontrato nelle lezioni sull’Inno alla gioia di Beethoven (la numero 32) e sul Te Deum di Charpentier (la numero 33). Ecco la suddivisione ritmica in questa figura:

Buono studio! Ricorda sempre di studiare prima la mano destra, poi la mano sinistra e infine mettile insieme!

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 37: La proprietà di conservazione delle alterazioni nella battuta

Imparerai la regola che i simboli di alterazione, indicati a sinistra delle note, si conservano all’interno della stessa battuta

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Nella lezione di oggi introduciamo una regola dei diesis, dei bemolli e dei bequadri molto importante, che vale per quelli indicati a sinistra delle singole note: essi si conservano all’interno della stessa battuta, purché si riferiscano a note della stessa altezza

Facciamo un esempio:

La stessa cosa vale con i bemolli:

Anche il bequadro, al pari del diesis e del bemolle, si conserva nella battuta. Ecco un esempio:

Vediamo altri due esempi con il bequadro:

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 36: Tutorial sulla colonna sonora di “giochi proibiti” (es. 23)

Imparerai a suonare il tuo primo pezzo con bemolli in chiave e la mano sinistra scritta in chiave di basso.

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Il pezzo che ti propongo in questo tutorial è la celebre melodia catalana, colonna sonora del film “giochi proibiti” scritta da un compositore anonimo.

Iniziamo dai bemolli e diesis in chiave.

Fino a circa metà brano (quindi le prime 16 battute), il pezzo ha un bemolle in chiave, precisamente il Si. Questo significa che tutti i Si che troverai saranno bemolli.

Successivamente, a battuta 17, c’è un cambio dell’armatura di chiave e abbiamo due diesis, precisamente il Fa ed il Re. Questo significa che da battuta 17, il Si che precedentemente era bemolle, tornerà naturale e  tutti i Fa e i Do saranno diesis.

Ti ricordo che si chiama armatura di chiave l’insieme dei diesis e dei bemolli che compare vicino alla chiave di violino o di basso.

Alla luce di quanto detto, il pezzo diventerà così:

Ora vediamo un simbolo nuovo, che compare a battuta 20 e a battuta 26. Si chiama bequadro.

  = bequadro

Esso serve per annullare l’alterazione della nota (quindi il bemolle o il diesis) e la riporta in modo naturale.

A battuta 20, il bequadro alla sinistra del Do, indica che il Do va eseguito naturale, senza alterazioni. 

Il Do subito dopo il bequadro, il terzo della battuta, torna ad essere diesis e viene indicato esplicitamente.

Ora che abbiamo introdotto il bequadro, in realtà esso doveva essere indicato anche in chiave all’inizio della battuta 17, subito prima dei diesis, per indicare l’annullamento del bemolle sul si. Noi, in questo momento, assumiamo che ci sia implicitamente e non lo indichiamo.

In realtà

Ora abbiamo tutti gli elementi per suonare il pezzo. Mi soffermo solo su alcuni tecnicismi specifici:

Nei riquadri verdi ci sono passaggi dove occorre allargare le dita. 

Vediamo nel dettaglio il primo riquadro verde:

  • il Re va suonato con il pollice, il successivo Fa# con l’indice ed infine il La con il medio. Nel passare da una nota all’altra devi allargare leggermente la mano, e soprattutto tieni sempre decontratte le dita non utilizzate.
  • Una volta giusto al Re Alto, devi riallineare subito la mano nella nuova posizione che sarà: Re Alto=mignolo, Do Alto=anulare, Si o Sib=medio, La=indice, Sol=pollice.

Il secondo riquadro verde invece mostra un allargamento al contrario, ovvero da destra verso sinistra. Occorre allargare la mano per arrivare a premere il Mi con l’indice, tenendo decontratti, in modo particolare, pollice e mignolo della stessa mano.

I riquadri arancioni invece indicano i relativi passaggi dell’indice e del medio sopra il pollice.

Nel primo e nel terzo riquadro abbiamo il passaggio del medio sopra il pollice. Occorre far perno sul sul pollice, scavalcarlo con il dito da utilizzare tenendo però rilassate tutte le dita inutilizzate, soprattutto il mignolo della mano destra, che tende ad irrigidirsi. Il passaggio avviene solo muovendo la mano, senza movimenti del gomito, che deve rimanere fermo.

La stessa cosa vale per il passaggio dell’indice sul pollice del secondo riquadro arancione, che abbiamo già visto nella lezione 28 sulla primavera di Vivaldi.

Infine nel riquadro rosso abbiamo un “salto” ovvero uno spostamento molto ampio sulla tastiera. Qui l’allargamento è troppo grande per poter essere fatto solo con le dita, pertanto devi spostare dolcemente la mano verso destra dalla vecchia alla nuova posizione con un dolce movimento del polso e mantenendo la mano, durante lo spostamento, morbida e allineata (senza allargamenti delle dita).

Ora andiamo alla mano sinistra. Come vedi, le note sono scritte in chiave di basso. All’inizio ti consiglio di scriverle a matita sulla partitura, così per te sarà più facile suonarle correttamente e poi poco alla volta, a suon di esercizi, le memorizzerai visivamente.

Ti dico quali sono:

Buono studio! Ricorda sempre di studiare prima la mano destra, poi la mano sinistra e infine mettile insieme!

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 35: I tagli addizionali e i simboli di ottava superiore ed inferiore

Imparerai a leggere le note alte e basse che escono dal pentagramma e i simboli di abbreviazione per note molto alte e basse

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Nelle prime lezioni di questo corso abbiamo visto le note dal Do Centrale fino al La Alto, indicate con la chiave di violino. Nella lezione precedente, invece abbiamo visto le note sotto il Do Centrale, indicate con la chiave di basso.

Mancano ancora delle note… quelle più alte del La Alto 

e quelle più basse del Mi bassissimo!

Come le indichiamo? Con i cosiddetti tagli addizionali.

Prendiamo ancora una volta questo schema che abbiamo visto parecchie volte:

Vediamo ora come si rappresentano le note al di sopra del La Alto. Come hai imparato nelle prime lezioni, il La Alto ha il “cappello” che è praticamente un rigo fittizio indicato esclusivamente in prossimità della nota. 

Come regola generale, le note al di sopra del pentagramma si rappresentano facendo finta che ci siano ulteriori righi e spazi, che vengono indicati solo in prossimità della nota. Questi righi sono i cosiddetti tagli addizionali.

Vediamo prima le note alte:

Il La Alto ha il “cappello” o primo taglio addizionale perché sta su un rigo immaginario indicato solo in prossimità del La, successivo al quinto rigo (immaginiamo sia un sesto rigo fittizio). Questo rigo fittizio lo chiamiamo primo taglio addizionale.

La nota successiva, il Si Alto, starà subito sopra il La Alto, quindi appoggerà sul primo taglio addizionale.

Il Do Altissimo sta invece sul secondo taglio addizionale (e in questo caso ne vengono indicati due).

Il Re Altissimo poggia sul secondo taglio addizionale, e così via.

Man mano che le note si alzano, diventerà sempre più difficile identificarle a causa del grande numero di tagli addizionali utilizzati. Per semplificare la lettura, sopra le note si metterà il simbolo di ottava superiore (8——I) che significa traslare la nota o le note indicate, un’ottava sopra.

Ad esempio:

Questo spartito indica due Do Altissimi (riquadro rosso della figura successiva) da eseguirsi un’ottava sopra. Pertanto il Do indicato nel riquadro rosso viene spostato su di un’ottava (la posizione sulla tastiera della nota giusta è quella del pallino rosso).

In altre parole, questo DO

è equivalente a quest’altro: 

Ovvero è un Do Altissimo spostato ancora di un’ottava superiore.

Allo stesso modo i tagli addizionali raffigurano le note sotto il Do Centrale.

Il principio è sempre quello dei righi immaginari chiamati tagli addizionali, ma questa volta saranno sotto il pentagramma. 

Il Do Centrale è posizionato sul primo taglio addizionale, il Si Basso subito sotto, il La Basso sul secondo taglio addizionale, e così via. Come puoi vedere alcune note si possono indicare sia con i tagli addizionali che con la chiave di basso.

Come visto per le note alte, qui allo stesso modo man mano che scendiamo aumenteranno i i tagli addizionali, e diventerà sempre più difficile leggere le note. Infatti, note con troppi tagli addizionali in chiave di violino vengono normalmente scritte in chiave di basso.

Lo stesso principio dei tagli addizionali viene usato per rappresentare note scritte in chiave di basso ma più alte del Do Centrale e più basse del Mi Bassissimo, seguendo i principi visti in precedenza. 

Quando le note diventano troppo basse e il numero di tagli addizionali aumenta notevolmente, viene usato il simbolo di ottava inferiore ( 8——I)  per traslare la nota (o le note) un’ottava sotto.

Ad esempio, la nota:

è equivalente a questa nota: 

ovvero è un Do Centrale traslato un’ottava sotto che diventa quindi un Do Basso.

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 34: Imparare a leggere le note in chiave di basso

Imparerai a leggere le note in chiave di basso e ti insegnerò alcuni trucchi per leggerle più velocemente

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Nelle prime lezioni del corso abbiamo visto che all’inizio di ogni riga di uno spartito, ovvero all’inizio di ogni pentagramma, c’è un simbolo particolare chiamato chiave di violino.

Questa chiave è conosciuta anche con il nome di Chiave di Sol perché si dice che appoggi sul secondo rigo, che indica il Sol. In realtà, da come viene raffigurata comunemente, non appoggia sul secondo rigo, ma lo interseca tre volte. Inoltre, quando la devi disegnare, partirai leggermente sotto il secondo rigo.

A parte queste piccole osservazioni, possiamo tranquillamente dire che la chiave di violino identifica il Sol. Essa è la chiave di lettura che indica la posizione delle note come l’abbiamo imparata nelle prime lezioni di questo corso, ovvero così:

Questo schema copre solamente le note dal Do Centrale in su, ma se volessimo indicare sul pentagramma una nota più bassa?

Ci sono due modi:

  1. Usando i cosiddetti “tagli addizionali” che vedremo poi nella lezione 35, ma in realtà sono abbastanza scomodi per indicare note troppo basse.
  2. Usando la chiave di basso, che indica, sempre in un pentagramma, le note sotto il Do Centrale.

Vediamo come.

Come puoi vedere da questo schema, la chiave di basso (simbolo ) è la continuazione, sotto il Do Centrale, della chiave di violino. Essa viene chiamata anche Chiave di Fa perché i due puntini sulla destra racchiudono il rigo che identifica il Fa (basso).

La chiave di basso rappresenta sul pentagramma le note che stanno alla sinistra del Do Centrale, ovvero le note basse (appunto dal nome della chiave).

Essa è utilizzata soprattutto per indicare le note della mano sinistra negli spartiti per pianoforte, organo e tastiera.

Regola pratica: per identificare subito le note della chiave di basso, ti svelo una regola pratica. Essa dice:

  • Step 1: Leggi la nota in chiave di violino
  • Step 2: Identifica la nota che si trova un intervallo di terza sopra (quindi due note sopra). In questo modo hai trovato il nome della nota.
  • Step 3: questa nota, portala giù di due ottave. Ora hai trovato la posizione sulla tastiera della nota.

Vediamo un’applicazione.

Nota da identificare:

Step 1: leggo la nota in chiave di violino

  quindi identifichiamo un La.

Step 2: alzo la nota di 2 note superiori. Quindi dal La andiamo al Si (+1), e poi dal arriviamo al Do Alto (+2).

Step 3: abbasso la nota di due ottave. Quindi dal Do Alto scendo di un’ottava e vado al Do Centrale, dal Do Centrale scendo di un’altra ottava e vado al Do Basso. La nota che hai visto prima, in chiave di basso, è un Do Basso.

Vediamo un altro esempio.

Nota da identificare: .

In chiave di violino è un Fa Alto, la alzo di due e ottengo un La Alto, la porto giù di due ottave e ottengo un La Basso (ovvero il La sotto il Do Centrale).

Come hai potuto vedere, con lo Step 2 identifichi il nome della nota in chiave di basso, con lo Step 3 la sua posizione sulla tastiera.

Una volta che hai imparato ad identificare le note in chiave di basso, puoi usare gli stessi trucchi per migliorare la lettura illustrati nella lezione 3, identificando una nota base, facile da memorizzare visivamente. 

Personalmente ho memorizzato il Do Basso (), che è l’esempio visto in precedenza, ma puoi scegliere qualsiasi altra nota. E poi conti le note a salire e a scendere come ti ho insegnato nelle lezioni 2 e 3.
La chiave di basso ha i due puntini tra il quarto rigo, ed identifica il Fa
(). Memorizzare questo Fa può essere un’ottima alternativa come base di partenza per tutte le altre note.

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 33: Tutorial sul Te Deum (Preludio) di Charpentier (Es. 22)

Imparerai a suonare il tuo primo pezzo con dei diesis in chiave

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In questa lezione ti propongo un altro pezzo molto famoso: il Te Deum di Charpentier, ovvero la sigla dell’eurovisione. Ecco lo spartito.

Nella lezione 31 avevamo detto che le alterazioni o accidenti (quindi diesis e bemolli) possono essere indicati non solo a sinistra di una nota, ma anche all’inizio del pentagramma, subito dopo la chiave di violino. In quest’ultimo caso, essi identificano le note che saranno diesis o il bemolli, di qualsiasi altezza.

In questo spartito, abbiamo due diesis in chiave (si dice così!) che sono posizionati sul Fa (Alto) e sul Do (Alto). Questo significa che tutti i Fa e tutti i Do che incontreremo durante il pezzo saranno diesis, di qualsiasi altezza (quindi tutti: bassi, centrali e alti).

Lo spartito si leggerà così. Per comodità di lettura ho inserito i diesis sopra le note, anziché a sinistra:

Ora passiamo agli spostamenti delle dita, che in questo pezzo, riguardano solamente la mano destra. 

Riquadro verde n° 1: qui dobbiamo suonare un La con il pollice e poi successivamente un Re Alto con l’indice, pertanto dobbiamo fare un allargamento. Devi usare il pollice come perno e allargherai la mano fino ad arrivare, con l’indice, al Re Alto. Appena lo suonerai, dovrai rilassare immediatamente la mano destra e riallinearla alla nuova posizione: il pollice poggerà sul Do Alto, l’indice sul Re Alto, il medio sul Mi Alto, l’anulare sul Fa Alto e il mignolo sul Sol Alto. Per ora poggiamo le dita solo sui tasti bianchi, con il tempo verrà naturale, a seconda dei diesis (o bemolli) che abbiamo in chiave, allineare le dita anche ai relativi tasti neri.

Riquadro verde n° 2: qui dobbiamo suonare prima un Mi alto con il secondo dito, poi dobbiamo allargare la mano verso il basso per suonare il La con il pollice usando l’indice come perno. Una volta premuto il La, devi mantenere la mano allargata, perché subito dopo devi suonare il Re Alto con l’indice. Mantenendo l’allargamento hai già la mano pronta per suonare il Re Alto con comodità.

Una volta premuto il Re Alto con il secondo dito, rilassi immediatamente la mano e la riallinei alla nuova posizione, come detto precedentemente, quindi pollice poggerà sul Do Alto, l’indice sul Re Alto, il medio sul Mi Alto, l’anulare sul Fa Alto e il mignolo sul Sol Alto.

Riquadri azzurri: qui devi suonare prima un Fa Diesis (Alto) con il quarto dito e subito dopo un Re Alto con il primo dito. Per suonare questo passaggio dovrai contrarre la mano, usando come perno l’anulare e avvicinando il pollice fino al Re Alto. Appena suonerai il Re Alto, la mano va rilassata e riallineata completamente alla nuova posizione.

Il nuovo allineamento comporterà il pollice sul Re Alto, l’indice sul Mi Alto, il medio sul Fa Alto (o sul Fa# Alto, come preferisci), l’anulare sul Sol Alto ed il mignolo sul La Alto.

Quando devi passare da un tasto nero ad uno bianco (esempio tutte le volte che suoni prima il Fa# e poi un Sol o un Mi) ricorda sempre che la mano va tenuta composta più possibile. Se dopo aver premuto un tasto nero occorre suonarne uno bianco vicino, premi la zona superiore del tasto bianco per evitare spostamenti innaturali della mano verso il basso.

Infine, ti insegno una regola importante per suonare correttamente i tasti neri: è preferibile suonarli sempre con il secondo, terzo e quarto dito (quindi indice, medio e anulare), evitando se possibile il primo dito ovvero il pollice e il quinto ovvero il mignolo, e ti spiego perché:

  • riguardo il mignolo, i tasti neri sono più stretti di quelli bianchi e sono in rilievo sulla tastiera, il mignolo è il dito più sottile della mano e se lo uso per suonare un tasti nero rischi di farlo scivolare e prendere per errore una nota vicina. 
  • Riguardo il pollice, esso appoggia sul tasto di lato, in parte sull’unghia e in parte sul polpastrello: la parte dell’unghia è scivolosa e rischi che il pollice vada giù andando a prendere una nota vicina.

In linea generale, la diteggiatura che troverai negli spartiti tiene sempre in considerazione questa regola, ma tu imparala comunque. In futuro potresti trovare spartiti senza diteggiatura che hanno dei diesis o dei bemolli e quindi ti tornerà utile!

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 32: Tutorial sull’inno alla gioia di Beethoven (Es. 21)

Imparerai l’inno alla gioia di Beethoven

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Eccoci giunti all’esercizio 21, uno dei pezzi più famosi di Beethoven: l’inno alla gioia.

Le prime tre battute non presentano particolarità. Avendo seguito tutte le mie lezioni precedenti sei in grado di suonarle autonomamente.

Nella quarta battuta, mano destra, invece c’è una particolarità: abbiamo un Mi Alto che vale un battito (o un quarto) seguito da un puntino (quindi una semiminima puntata) e subito dopo un Re Alto come croma.

Il Mi Alto con il puntino vale un battito e mezzo e il Re Alto solo mezzo battito. Quando eseguirai questa battuta dovrai contare “uno, du-” sul Mi Alto e poi “e” sul Re Alto.

La stessa cosa vale per la battuta 8 e 16 (l’ultima).

La suddivisione ritmica della battuta 4 è la seguente:

Andiamo ora nella terza battuta della seconda riga (battuta 11). La mano sinistra deve suonare prima un sol naturale e successivamente un Sol Diesis da eseguire con il secondo dito. Anche qui, come abbiamo già visto nella lezione 27 sulla canzonetta di Mozart, dovremo fare il passaggio dell’indice sopra il pollice. Il primo Sol naturale (in musica il termine “naturale” significa senza alterazioni, quindi senza diesis o bemolli) lo suonerai con il pollice, il Sol Diesis con l’indice passandolo sopra il pollice. 

Facendo questo movimento fai attenzione a non alzare il gomito. Il pollice va usato come perno e l’indice lo scavalcherà mantenendo la mano sempre composta. Il successivo La della battuta seguente lo suonerai con il pollice, riallinei immediatamente la mano e infine suonerai il Sol successivo (naturale) con l’indice.

Il Do centrale successivo lo dovrai suonare con il quinto dito. Visto che parti con un secondo dito posizionato sul Sol, dovrai spostare la mano delicatamente in modo da posizionare il quinto dito sul Do Centrale. Una volta premuto il Do Centrale, devi riallineare subito completamente la mano alla nuova posizione.

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 31: Toni, Semitoni, Diesis e Bemolli

Imparerai cosa sono i toni, i semitoni, i diesis e i bemolli, e inizierai a conoscere i tasti neri del pianoforte

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Fin’ora, negli esercizi che ti ho proposto, abbiamo sempre usato i tasti bianchi della tastiera. Come puoi vedere, però, esistono anche dei tasti neri.

La minima distanza tra due tasti, quindi considerando sia i tasti bianchi che quelli neri, prende il nome di semitono. La somma di due semitoni è pari ad un tono.

Un diesis (indicato con il simbolo #), è la nota più vicina spostandosi a destra, quindi è la stessa nota alzata di un semitono.

Quindi un Re Diesis è la nota più vicina a destra del Re, considerando però tutti i tasti, sia bianchi che neri.

Come puoi vedere dall’ultimo esempio, il diesis non è per forza una nota nera. Il Mi# corrisponde al Fa, perché il Fa è la nota più vicina a destra del Mi. La stessa cosa vale anche per il Si. Un Si# corrisponde ad un Do (più alto).

Quindi tra una nota e la stessa con il diesis, c’è sempre una distanza di un semitono (la nota con il diesis è un semitono sopra quella naturale).

Un bemolle (indicato come b), è la nota più vicina spostandosi a sinistra, quindi è la stessa nota abbassata di un semitono.

Quindi un Re Bemolle è la nota più vicina a sinistra del Re, considerando sempre tutti i tasti, sia bianchi che neri.

Come puoi vedere dall’ultimo esempio, anche il bemolle non è per forza una nota nera. Il Fab corrisponde al Mi, perché il Mi è la nota più vicina a sinistra del Fa. La stessa cosa vale anche per il Do. Un Dob corrisponde ad un Si.

I bemolli e i diesis possono anche coincidere. Riprendendo gli esempi precedenti, il FA# coincide con il Solb.

Quindi tra una nota e la stessa con il bemolle, c’è sempre una distanza di un semitono (la nota con il bemolle è un semitono sotto quella naturale).

I segni dei diesis e bemolli, oltre ad essere indicati a sinistra della nota, possono essere indicati anche all’inizio del pentagramma, subito dopo la chiave di violino. Essi sono posizionati esattamente nella stessa posizione delle relative note, che ne prenderanno la relativa alterazione (ovvero che saranno diesis o bemolli) e tale indicazione vale per tutta la della riga, fino ad indicazione contraria.

Prendiamo l’esempio seguente. 

Esempio con i diesis:

Vedi che vicino alla chiave di violino ci sono due diesis, uno posizionato sul Fa Alto, l’altro sul Do Alto. Questo significa che tutti i Do e tutti i Fa che troverai in questo spartito saranno diesis, indipendentemente se sono bassi o alti. Infatti, quando i dicesis (o i bemolli) sono indicati ad inizio riga (quindi si dice che sono “in chiave”) ci indicano solo il nome delle note che prenderanno il diesis o il bemolle, indipendentemente dalla loro altezza. 

Quindi il pezzo precedente equivale a quanto scritto qui sotto e si dice, in linguaggio musicale, che tale brano ha due diesis in chiave.

è uguale a:

Se ad esempio incontrassimo un pezzo scritto in questo modo:

Avremo che le prime due battute avranno tutti i Fa e tutti i Do diesis, dalla terza battuta, oltre ai Fa e ai Do diesis, avremo anche tutti i Sol.

Esempio con i bemolli:

Analogamente, il pezzo con tre bemolli in chiave:

coincide con:

I diesis o bemolli sono chiamati in musica alterazioni o accidenti.L’insieme dei diesis o bemolli messi in chiave (quindi all’inizio di ogni riga) prende il nome di armatura di chiave.

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