L’origine delle note musicali

00229Nell’antichità, la musica veniva tramandata oralmente in generazione in generazione e non esisteva un modo di scrivere i suoni che costituivano le melodie. Il problema della scrittura musicale cominciò a presentarsi durante il Medioevo, quando le melodie che venivano tramandate oralmente cominciarono a diventare sempre più lunghe e complesse. Poco alla volta quindi, sopra i testi da cantare, vennero messi dei segni chiamati neumi. Questi simboli indicavano ai cantori l’andamento della melodia, che poteva essere crescente o discendente.

Guido d’Arezzo e l’origine delle note

La nascita delle note musicali va collocata intorno al 1000 d.C, quando un monaco di nome Guido d’Arezzo utilizzò per primo una scrittura delle note molto simile a quella attuale, ma basata su quattro linee che si chiama tetragramma. Egli, per primo, diede un nome alle note della scala diatonica che prima Pitagora e poi lo Zarlino avevano costruito.

Pitagora definì i 7 gradi della scala pitagorica in base alla lunghezza delle corde fatte da lui vibrare (ad esempio si accorse che facendo vibrare una corda per metà della sua lunghezza, il suono generato è quello dell’ottava superiore). Giocando su questi rapporti, definì quindi tutti i rapporti della scala diatonica. Lo Zarlino invece, accorgendosi che la scala pitagorica dava dei problemi di intonazione nella polifonia vocale, creò la scala naturale, non più basata su rapporti matematici ma sulla successione degli armonici naturali che genera una certa nota. Anche questo sistema presentò comunque dei notevoli problemi di intonazione tale per cui si raggiunse poco a poco all’attuale sistema temperato.

Guido d’Arezzo chiamò le note musicali della scala diatonica, che fino ad allora erano state indicate con le note dell’alfabeto, con le iniziali dell’inno di San Giovanni.

Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes

L’Ut venne poi chiamato Do a partire dal XVII secolo da Gian Battista Doni (dalle iniziali del suo cognome).

Inizialmente le note erano solo 6 ed erano UT, RE, MI, FA, SOL, LA. Il SI venne aggiunto in seguito, perché inizialmente i canti non prevedevano l’uso della sensibile e fu sempre tratto dallo stesso Inno di San Giovanni.

Le note musicali, nella notazione musicale moderna, sono pertanto sette, in ordine:

  • DO
  • RE
  • MI
  • FA
  • SOL
  • LA
  • SI

Ciascuna nota poi può venire alzata o abbassata di uno o due semitoni, generando le note con i diesis e i bemolli.

La scala diatonica maggiore

Nel sistema temperato, resosi necessario a causa di problemi di intonazione della scala naturale ideata dallo Zarlino, la successione delle sette note (do, re, mi, fa sol, la, si) prende il nome di scala diatonica maggiore.

In particolare:

  • tra il do ed il re ci sono due semitoni
  • tra il re ed il mi ci sono due semitoni
  • tra il mi ed il fa c’è un solo semitono
  • tra il fa ed il sol ci sono due semitoni
  • tra il sol ed il la ci sono due semitoni
  • tra il la ed il si ci sono due semitoni
  • tra il si e il do (all’ottava superiore) c’è un solo semitono

Il trasporto della scala diatonica maggiore

Nel sistema temperato equabile, questa successione di toni e semitoni può anche essere riprodotta a partire da qualunque delle sette note, utilizzando adeguatamente i diesis e i bemolli. Ad esempio, partendo dal re, per ottenere la scala diatonica maggiore bisognerà rispettare le seguenti caratteristiche

  • tra la prima nota e la seconda ci sono due semitoni
  • tra la seconda nota e la terza ci sono due semitoni
  • tra la terza nota e la quarta nota c’è un solo semitono
  • tra la quarta nota e la quinta ci sono due semitoni
  • tra la quinta nota e la sesta ci sono due semitoni
  • tra la sesta nota e la settima ci sono due semitoni
  • tra la settima nota e l’ottava superiore c’è un solo semitono

La scala diatonica maggiore, partendo quindi dal re, sarà pari a:

RE, MI, FA#, SOL, LA, SI, DO#, RE.

Lo stesso procedimento si può applicare per qualsiasi nota di partenza, naturale, diesis o bemolle. Si creeranno tante scale diatoniche quante sono le note possibili, diesis o bemolli, a partire dalle 7 note identificate da Guido d’Arezzo. Queste scale, definiranno poi la tonalità base di un certo brano musicale.