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La musica per il matrimonio in chiesa

Per un matrimonio in chiesa, personalmente ritengo che l’organo a canne sia lo strumento fondamentale per l’accompagnamento del matrimonio. Esso può avere un ruolo principale come solista oppure essere utilizzato per accompagnare una cantante, un coro o altri strumentisti (violino, sassofono, clarinetto). L’organo è il principale protagonista della musica in chiesa, può anche essere suonato insieme ad altri strumenti musicali (es. pezzi d’organo alternati a pezzi di chitarra, tastiera elettronica, flauto) ma è preferibile che mantenga il suo ruolo fondamentale all’interno della celebrazione del matrimonio.

La musica nel matrimonio in chiesa comincia solitamente con l’ingresso della sposa. Si può fare anche un brano prima, quando entra lo sposo, ma non è fondamentale. Il pezzo, per l’entrata dello sposo, deve essere molto tranquillo: la potenza e la maestosità dell’organo a canne deve farsi presente solo quando entra la sposa.

matrimonio_1I momenti musicali di un matrimonio in chiesa

Durante la celebrazione del matrimonio, la musica occupa determinati spazi attinenti alla liturgia, riassunti in seguito:

  • Ingresso della sposa: quasi sempre si suona  una marcia nuziale d’ingresso, a scelta tra quella di Wagner o di Mendelssohn. Può andare bene anche un pezzo solenne o un inno, purché abbia quel carattere di maestosità e solennità che fa da preambolo al matrimonio. Molte coppie di sposi scelgono come pezzo d’entrata il canone in re di Pachelbel, o suonato da un quartetto di archi, oppure dall’organo in modo solenne.
  • Gloria: è un inno festoso che può venire cantato o recitato, a discrezione degli sposi e/o del celebrante.
  • Salmo: normalmente viene letto oppure si può cantare “Su Ali d’Aquila” o “Grazie Signore”.
  • Canto di alleluia: viene eseguito prima del Vangelo. E’ di carattere allegro e lo si concorda direttamente con gli sposi.
  • Consenso degli sposi e scambio degli anelli: in questo momento del rito, va eseguito un sottofondo musicale molto leggero e delicato.
  • Canto di offertorio: viene eseguito dopo il rito del matrimonio a valle della preghiera dei fedeli. Deve avere un carattere tranquillo e meditativo, in quanto deve preparare l’atmosfera per l’eucaristia.
  • Santo: è un momento fisso della messa. Può essere suonato o anche solo recitato.
  • Anamnesi e Dossologia: sono altri momenti fissi della messa. Possono essere suonati o semplicemente recitati.
  • Canto della pace: è un pezzo festoso, è tratto dai classici libri dei canti liturgici e può essere solo suonato oppure anche cantato. In alternativa è possibile cantare l’Agnello di Dio.
  • Canto di comunione: è un brano di meditazione che fa da cornice al sacramento dell’eucaristia, può essere un canto liturgico, lirico o un pezzo di musica barocca o romantica.
  • Canto durante le firme: di norma si suona o canta l’Ave Maria di Schubert o di Gounod, o un altro pezzo lirico o solistico concordato tra sposi e musicisti.
  • Musica durante le fotografie: durante questo momento la scelta migliore è un elenco di brani solo strumentali suonati all’organo a canne facendo sentire tutta la sua potenza ma al tempo stesso anche la bellezza dei registri più morbidi e soft: brani organistici da concerto, colonne sonore di film e pezzi famosi di carattere festoso e vitale. I brani possono essere concordati o può essere lasciata carta bianca.
  • Uscita degli sposi: come per l’ingresso, si può scegliere tra la marcia nuziale di Mendelssohn oppure qualsiasi pezzo avente carattere di solennità e di festa.

Riguardo l’Ave Maria di Schubert o Gounod, molti parroci la considerano musica profana e quindi non adatta per la liturgia, quindi la si esegue di norma nel momento delle firme (salvo diversa indicazione del celebrante).

Solo organo o anche cantante o altri strumenti?

La scelta è soggettiva e dipende dalla chiesa e dal gusto degli sposi. Si può scegliere di far eseguire tutte le musiche solo all’organo, ponendo quindi enfasi sulle sonorità a volte delicate, a volte maestose di quest’ultimo, oppure si può optare per un duo organo e cantante, dove una voce lirica accompagnerà le note dell’Ave Maria finale rendendo unica la vostra cerimonia, oltre a tutti i canti della messa.

Lo stesso vale anche per un duo organo e violino, organo e clarinetto oppure organo e sassofono.

Una cerimonia solo suonata all’organo è adatta principalmente nelle grandi chiese che posseggono un maestoso organo a canne: ogni organo possiede varie timbriche (registri) che riproducono strumenti reali: flauto, tromba, oboe, fagotto, voce umana, corno inglese. Ecc.. Un grande organo è quindi assimilabile ad una grande orchestra, dove suonano insieme più strumenti. Più registri ha un organo, più strumenti possono suonare insieme e più combinazioni timbriche si possono utilizzare.

Nelle chiese dove non è presente un organo a canne, posso portare appresso una tastiera collegata ad un computer in grado di simulare un organo a canne in maniera perfetta, in quanto il software, collegato alla mia tastiera, ha al suo interno i suoni campionati dei maggiori organi del mondo. Tale strumentazione può essere portata ed utilizzata in qualsiasi chiesa.

Questa soluzione insieme alla cantante (ed eventuale altri strumenti) è anche consigliata nelle chiese dove l’organo presente, elettrico o a canne che sia, non ha un suono soddisfacente. Purtroppo, nel nostro paese, spesso gli organi cadono spesso in disuso a causa della scarsa manutenzione, che si riflette poi sulla qualità del suono e nella resa dello strumento. In caso debba suonare in una nuova chiesa dove non ci sono mai stato, sarà eventualmente mia cura verificare che lo strumento sia in buone condizioni. Uno strumento come quello precedente è in grado di sostituire efficacemente un organo a canne in una chiesa, quindi in questo caso, la scelta se coinvolgere anche una cantante o uno strumentista, è legata soprattutto ai gusti personali.

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Chiesa di Nostra Signora della Salute – Torino

chiesa-signora-della-saluteLa Chiesa di Nostra Signora della Salute, sita nel quartiere Borgo Vittoria in zona nord-ovest di Torino, in via Vibò 24, è stata fondata verso la fine del 1800. Prima di quella data, da oltre un decennio gli abitanti del quartiere sentivano l’esigenza di avere una chiesa locale fino a quando, nel 1880, fu eretta una prima cappella. Successivamente, nel 1887, l’allora parroco di Madonna di Campagna, padre Berardino Sabena, benedisse una statua della Madonna, a cui poi sarà dedicata la chiesa. Negli anni seguenti venne costruito un oratorio per i ragazzi.

I lavori per la costruzione della chiesa iniziarono ufficialmente nel1895 con la benedizione della prima pietra della chiesa da parte dell’allora monsignor Davide Riccardi sul progetto dell’architetto Giovanni Angelo Reycend (1843-1925).

L’apertura al pubblico della chiesa avvenne nel 1903, per permettere ai fedeli di pregare all’interno, ma allora la chiesa non aveva affatto l’aspetto con cui ora la conosciamo.

Nel 1927, la Chiesa fu affidata alla congregazione dei giuseppini fondata da San Leonardo Murialdo. Due anni dopo, alla morte di monsognor Carlo Giaume, colui che ne aveva promosso l’edificazione, l’edificio risultava ancora incompiuto.

Negli anni seguenti conobbe un periodo di ampiamento: fu completato dapprima il battistero, poi il pulpito ed infine il pavimento in marmo. Nel 1934 fu completata la cupola e nel 1937 l’altare della Madonna. I lavori terminarono nel 1950.

La chiesa di Nostra Signora della Salute fu interessata da importanti bombardamenti avvenuti nella seconda guerra mondiale: precisamente nel 13 Luglio del 1943 alcune bombe danneggiarono i muri, le cupole, il tetto, gli infissi e perfino i locali in cui dimoravano i sacerdoti. Negli anni successivi la chiesa fu riparata.

Nell’anno 1992 fu benedetto il nuovo altare che si trova attualmente quasi al centro della cupola. Nello stesso anno, il 24 Ottobre, il cardinale Saldarini inaugurò l’urna di San Leonardo Murialdo, sormontata da una grandissima vetrata che prima dal 1971 giaceva nella Chiesa di Santa Barbara.

L’organo

organo-chiesa-signora-della-saluteL’organo fu costruito dall’organaro varesino Biroldi a fine ‘700 e restaurato allora dal Lingua, fabbricante d’organi in Torino. L’organo fu acquistato dal Canonico Carlo Giaume dal monastero delle suore della Visitazione di via delle Orfane in Torino e collaudato nel 1907.

Il restauro dello strumento a fu affidato a Mario Marzi (Novara) mentre la cassa lignea a Giorgio Gioia. Con il restauro l’organo, precedentemente conservato da un secolo sulla balconata ai piedi del cupolino dell’altare della Madonna, è stato collocato sul matroneo della navata centrale della chiesa con l’approvazione della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Artistico-Storici e della Commissione liturgica della Curia Arcivescovile di Torino.

L’organo a canne viene solitamente suonato nelle festività più importanti.
Vicino all’altare è presente un altro organo elettronico Gem Plenum, con impianto di amplificazione dedicato, suonato nelle funzioni liturgiche ordinarie.

L’organo a canne possiede un manuale e una pedaliera da 24 note. I registri principali del manuale sono:

  • principale 8 b.
  • principale 8 s.
  • ottava 4
  • decimaquinta
  • decimanona (attivata solo con pedaletto)

I registri espressivi sono:

  • violone 8
  • violino 8
  • voce flebile 8
  • flauto 8

I registri ad ancia sono:

  • tromba 8 b.
  • tromba 8 s.

Il pedale comprende:

  • contrabbassi 16 p.

Infine, gli accessori sono:

  • unione tasto-pedale (pedale)
  • coro viole (pedale)
  • trombe (pedale)
  • ripienino (pedale)
  • ripieno (pedale)
  • forte (pedale)
  • tremolo (manuale)

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La consolle dell’organo a canne

Come scegliere il musicista per il tuo matrimonio

insegnanteScegliere il musicista per il tuo matrimonio è un aspetto molto importante, perché la musica crea l’atmosfera, amplifica le emozioni e rende il tutto molto più bello!

Per aiutarti nella scelta del musicista per il tuo matrimonio ho scritto queste note che ti aiuteranno della scelta.

Innanzitutto, il musicista deve essere in grado di:

  • eseguire e interpretare correttamente i brani di differente difficoltà che vengono suonati in chiesa, nella sala consigliare e al ristorante;
  • proporre di sua iniziativa una vasta scelta di brani da presentare agli sposi per ogni momento del matrimonio (rito, ricevimento, ristorante);
  • essere capace di studiare in tempi rapidi e poi eseguire correttamente brani richiesti dagli sposi anche se non sono inclusi nel suo repertorio;
  • contattare altri strumentisti (cantanti, violinisti, chitarristi, etc…) se richiesto dagli sposi e proporre diverse soluzioni musicali (duo, trio, ecc…).

In base a quanto detto precedentemente, viste anche le molte richieste che mi arrivano ogni anno come “tappabuchi” ovvero richieste all’ultimo minuto perché o la cantante si è inventata una scusa per non venire (se vi ha chiesto solo 50 euro un motivo ci sarà…), o perché i musicisti presentati dal locale non hanno potuto (?) acconsentire alle vostre richieste personalizzate, o perché dopo averli sentiti vi siete accorti che fanno tanto fracasso e suonano solo 1 o 2 autori… prima di confermare il tutto, ti consiglio di prendere nota delle seguenti raccomandazioni:

  • Proponigli un appuntamento per farti ascoltare in diretta qualche pezzo. In questo modo potrai conoscerlo, sentirlo suonare di persona e soprattutto vedrai se ti trovi bene umanamente… in altre parole, se c’è feeling!
  • Se hai un brano musicale a cuore, prova a proporglielo! Musicisti professionisti e preparati hanno repertori vastissimi, conoscono tantissimi brani e non hanno difficoltà a studiarne di nuovi. Il musicista ti saprà dire se i brani che vorresti possono essere eseguiti in un particolare momento (ad esempio in chiesa) oppure se adatti o meno in un contesto (taglio della torta, lancio del bouquet, ecc…). Poni molta attenzione a chi si rifiuta di preparare un pezzo su richiesta, nemmeno con una maggiorazione economica consistente, perché significa che non è in grado di farlo.
  • Riguardo alla cerimonia in chiesa, un musicista organista deve conoscere il suo strumento nella maniera più completa possibile. Un organo a canne è fatto da una o più tastiere e una pedaliera con cui vengono suonate le note più basse. Assicurati che l’organista usi anche la pedaliera, perché pezzi solenni come le marce nuziali necessitano della piena potenza dell’organo e senza pedale il suono risulta stridulo e poco consistente.
  • Per la cerimonia civile, scegli un musicista che abbia un repertorio di musiche famose, commuoventi, romantiche, perché in questo modo sarà tutto più bello e anche a distanza di anni tutti di ricorderanno delle musiche e delle emozioni che hanno generato.
  • Infine, riguardo al ristorante, visto che la musica si protrarrà per ore, consiglio caldamente di ascoltare dal vivo o sul loro canale YouTube i musicisti prima di confermare loro l’impegno. Infine, aspetto spesso sottovalutato è importante che i musicisti scelti siano in grado di coprire, nella sua pienezza, una moltitudine di generi musicali rendendo la celebrazione varia e coinvolgente e che soprattutto siano anche (almeno in parte) degli animatori. In altre parole, i musicisti devono essere in grado (e avere anche l’attrezzatura adatta) per spaziare da un pezzo di musica classica ad una colonna sonora di un film famoso, ad un pezzo jazz, ad un cantato, per poi passare al gioco del polpaccio, a quello di Cenerentola, poi passando tra gli invitati a distribuire foglietti per il karaoke, e per poi finire trasformando la sala di pranzo/cena in una festa in discoteca. Ciò è molto importante perché il ricevimento è lungo ed è caratterizzato da momenti diversi dove ogni genere musicale crea la giusta atmosfera e soprattutto ci vanno tante risate insieme!
    Infine, devono garantire che in caso di assenza improvvisa (ad esempio se la cantante/animatrice si prende un fortissimo mal di gola con febbre e quindi impossibilitata a cantare) possano trovare un sostituto di pari capacità musicali.

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Gli abbellimenti musicali: trillo, mordente, appoggiatura, acciaccatura, gruppetto

Gli abbellimenti, in musica, sono dei gruppi di note che servono per abbellire e rendere particolare una certa composizione musicale. Vengono indicati con dei simboli appositi e la loro esecuzione è spesso lasciata libera alla fantasia e abilità dell’esecutore. Gli abbellimenti vennero usati in particolare nella musica barocca e nel periodo classico e romantico. Nella musica moderna il loro uso è stato un po’ moderato, ma comunque è ancora utilizzato.

Il trillo

Il trillo è la rapida esecuzione della nota reale con la sua ausiliaria inferiore o superiore, per tutta la durata della nota reale. Ci sono diverse interpretazioni dei trilli, di seguito ne fornisco alcune a titolo dimostrativo:

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L’appoggiatura

E’ una piccola nota che viene messa davanti alla nota reale, in genere in un intervallo di seconda superiore od inferiore. La durata dell’appoggiatura viene calcolata sottraendo alla nota reale il valore indicato dell’appoggiatura stessa. Quindi:

Un’appoggiatura da 1/4 su di una nota da 2/4, varrà 1/4.
Un’appoggiatura da 1/4 su di una nota da 3/4 varrà 3/4-1/4 = 2/4
L’appoggiatura può anche essere doppia. In questo senso, la nota reale avrà un valore accorciato del valore delle due appoggiature.

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L’acciaccatura

E’ una notina con il gambo tagliato in modo trasversale che precede la nota reale. Si esegue molto rapidamente e viene eseguita in due modi:

in battere nella musica classica e barocca, togliendo il suo valore alla nota reale,;
in levare nella musica romantica. In questo modo l’acciaccatura non toglie il suo valore alla nota reale, visto che viene eseguita rapidissimamente.

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Il mordente

Il mordente è la rapida esecuzione della nota reale con la sua ausiliaria inferiore o superiore. A differenza del trillo, questa esecuzione non si protrae per tutta la durata della nota reale.

Il mordente può essere superiore o inferiore. Entrambi iniziano e terminano con la nota reale. Si riportano alcune esecuzioni tipiche dei mordenti, e la loro simbologia:

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In epoca moderna o romantica, si può eseguire il mordente come una terzina:

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Il gruppetto

Il gruppetto è un insieme di tre o quattro note che abbelliscono una nota o una successione di note ed è formato dalle note ausiliarie inferiori o superiori. Il gruppetto può essere d’attacco se è indicato sopra una nota, oppure di collegamento se indicato in mezzo a due note.

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Gli arpeggi

Un arpeggio è l’esecuzione di un accordo musicale suonando le note una di seguito all’altra e non simultaneamente. Si indica con una specie di serpentina e viene suonato nel modo seguente.

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Ogni strumento ha una particolare tecnica per eseguire gli arpeggi. Al pianoforte ad esempio vengono spesso suonati alla mano sinistra come accompagnamento di melodie al posto dei comuni accordi, che sono più indicati per l’accompagnamento organistico.

Il punto di valore

l punto di valore è un simbolo posto alla destra di una nota che ne aumenta la durata di metà del suo valore. Il punto può essere anche doppio o triplo: il secondo punto aumenta di metà il valore del primo punto mentre il terzo punto aumenta di metà il valore del secondo.

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Punto di valore e staccati

Attenzione a non confondere il punto di valore con il punto che indica uno staccato. Il punto di valore è sempre posto a destra della nota mentre quello che identifica uno staccato viene posto sopra la nota stessa.

L’accordo maggiore

L’accordo maggiore è formato da tre note della scala maggiore, che sono la tonica (chiamata fondamentale dell’accordo), la terza e la quinta.

In altre parole, quindi, l’accordo maggiore nella sua forma base è composto da tre note:

  • La fondamentale, ovvero la nota base che da il nome all’accordo. L’accordo di do maggiore si costruisce appunto partendo dal do.
  • La terza maggiore, ovvero la nota che sta due toni sopra la tonica. Nell’accordo di do maggiore è il mi naturale.
  • La quinta giusta, ovvero la nota che sta un tono e mezzo sopra la terza maggiore. Nell’accordo di do maggiore è il sol naturale.

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I rivolti dell’accordo maggiore

Le note dell’accordo maggiore però possono assumere differenti altezze: la nota più bassa non necessariamente è la fondamentale dell’accordo, ma può essere indistintamente una delle tre note, dando luogo ai rivolti dell’accordo.

  • Se la nota più grave è la fondamentale, l’accordo si trova nel suo stato fondamentale (DO-MI-SOL).
  • Se la nota più grave è la terza maggiore, allora l’accordo si trova nel suo primo rivolto (MI-SOL-DO).
  • Se la nota più grave è la quinta, siamo nel caso del secondo rivolto (SOL-DO-MI).

Nella musica strumentale e vocale, per rafforzare l’accordo di solito si raddoppia la sua nota fondamentale (la tonica) o in alternativa la quinta. La terza non viene quasi mai raddoppiata. Anche nelle musiche polifoniche a 4 o più voci si dovrà procedere a raddoppiare alcune note dell’accordo, visto che è formato solo da tre note.

I raddoppi delle note dell’accordo maggiore

Il raddoppio delle note dell’accordo maggiore (e allo stesso modo quello minore) segue delle regole ben precise, di seguito riassunte:

  • la fondamentale si può raddoppiare, soprattutto se l’accordo termina un brano musicale.
  • La quinta si può raddoppiare, ma difficilmente nell’accordo che termina un brano musicale. Il raddoppio della quinta al basso viene utilizzato spesso come cadenza conclusiva del pezzo, perché l’accordo maggiore, suonato in questo modo, da un senso di incompiutezza che prepara bene la cadenza dominante-tonica. La figura successiva mostra quanto detto: il primo accordo è quello di do maggiore con il raddoppio della quinta (il sol). Il secondo accordo è l’accordo di sol maggiore con il raddoppio della sua fondamentale (il sol) che infine risolve sull’accordo conclusivo di do maggiore, con il raddoppio della sua fondamentale (il do). Questa cadenza è particolare perché il primo accordo di do maggiore, con il raddoppio della quinta, prepara bene la successiva cadenza dominante-tonica.

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  • La terza è preferibile non raddoppiarla, ma nell’armonizzazione di un pezzo la si può inserire ad esempio al basso quando l’accordo viene suonato nel suo primo rivolto.

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  • In alcuni casi si può omettere la quinta dell’accordo, perché alla fine è la terza che ne determina il suono caratteristico. Ad esempio, suonando i due accordi della figura successiva, si può notare come effettivamente siano molto simili e non si senta più di tanto l’omissione della quinta (ovvero il sol).

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La legatura di valore e di portamento

La legatura, in musica, è un simbolo che serve per unire due o più note. Ci sono due tipi di legature: la legatura di valore e la legatura di portamento (o di frase).

La legatura di valore

La legatura di valore unisce il valore di due note. Ad esempio due semiminime legate sono equivalenti ad una minima. La legatura di valore viene utilizzata soprattutto per legare delle note appartenenti a battute differenti, ma viene anche usata per facilitare la lettura da parte dell’esecutore, se posta in una stessa battuta.

La legatura di portamento o di frase

Questa legatura lega due o più note differenti e ha una valenza espressiva. Indica in particolare che le note sotto la legatura devono venire suonate legate (negli strumenti a tastiera o ad arco) oppure in un unico fiato. Le note sotto legatura devono venire suonate con una particolare dinamica, e seguendo il naturale stile interpretativo del pezzo.

La legatura di portamento è utilizzata come sinonimo di legatura di frase, anche se di solito quella di portamento raggruppa un insieme ristretto di note mentre quella di frase raggruppa molte più note che rappresentano un’intera frase musicale.

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Le qualità dei suoni

I suoni musicali hanno tre qualità: l’altezza, l’intensità ed il timbro.

L’altezza

E’ la caratteristica che distingue i suoi acuti da quelli gravi ed è determinata dal numero di vibrazioni dell’aria. Più un suono è acuto, più vibrazioni presenta, più è grave, meno ne presenta. L’altezza viene misurata in Hertz, ovvero in vibrazioni al secondo. Gli esseri umani possono percepire dei suoni compresi tra 20 e i 20.000 Hertz. Questo intervallo prende il nome di campo dell’udibile.

L’intensità

L’intensità rappresenta la potenza sonora musicale ed è fisicamente dovuta all’ampiezza delle vibrazioni dell’aria. L’intensità sonora viene misurata in decibel. L’essere umano percepisce suoni fino ad un massimo di circa 130 decibel a cui corrisponde la soglia del dolore, oltre la quale l’apparato uditivo viene danneggiato. Nella musica non si raggiungono mai queste soglie, ma il campo di intensità sonora è molto vasto. Si pensi solo che un incremento di tre decibel corrisponde ad un raddoppio della potenza sonora.

Molti strumenti musicali posseggono dei sistemi per aumentare l’intensità dei suoni evitando la loro dispersione nell’aria e amplificandone di conseguenza la potenza. Alcuni esempi sono la cassa armonica della chitarra e del pianoforte.

Nelle partiture musicali, l’intensità sonora viene indicata con le seguenti abbreviazioni, che prendono il nome di “dinamiche musicali”:

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Il timbro

Il timbro è quella qualità musicale che distingue un suono da un altro: si pensi per esempio alla diversità di suono tra un do del pianoforte e un do suonato con il violino, a pari altezza e intensità.

Quando viene prodotto un suono, si ha una particolare vibrazione dell’aria ad una frequenza che genera il suono base e poi anche una serie di onde acustiche secondarie a frequenza maggiore che danno i cosiddetti suoni armonici.

I suoni armonici, rilevati attraverso i risuonatori di Helmholtz, sono i diretti responsabili del timbro. Se prevalgono gli armonici gravi, il timbro sarà pastoso e poco penetrante, se prevalgono quelli acuti, si otterrà un timbro acuto, stridulo e pungente. Per ottenere invece suoni profondi e rotondi, gli armonici devono essere ben equilibrati.

Ogni strumento musicale possiede un timbro caratteristico, ma esistono alcune caratteristiche intrinseche degli strumenti musicali e alcune tecniche di esecuzione strumentale che lo fanno variare: in un pianoforte a muro, ad esempio, l’inserimento di una sordina rende il suono più pastoso e ovattato e smorza gli armonici più acuti. Nell’organo a canne, l’inserimento dei registri più acuti rende il suono dello strumento più completo. Negli strumenti ad arco, strofinando le corde in differenti punti si ottengono suoni diversi. Riguardo la voce umana, il discorso è analogo agli strumenti musicali: ogni persona ha un suo timbro caratteristico che dipende dalla propria conformazione della laringe.

Le chiavi musicali

Nella musica, la chiave è un simbolo posto all’inizio del pentagramma che identifica la posizione delle note. Le chiavi utilizzate nella musica sono tre:

  • La chiave di sol, che appoggia sul rigo del pentagramma che identifica il sol centrale (fig. 1)
  • La chiave di fa, che indica il rigo dove poggia il fa sotto il do centrale (fig. 2)
  • La chiave di do, che indica la posizione del do centrale (fig. 3).

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Ciascuna chiave quindi prende il nome della sua nota di riferimento, utilizzata come nota base per definire la posizione di tutte le altre note.

Ciascuna delle precedenti chiavi viene poi appoggiata su differenti righi del pentagramma e in questo modo da il nome a diverse chiavi musicali, come mostrato nelle figure successive.

Nel riquadro rosso viene raffigurata la nota che da il nome alla chiave, cioè la nota di riferimento. Nel riquadro blu viene invece raffigurata la posizione del do centrale.

La chiave di sol, appoggiata sul secondo rigo prende il nome di chiave di violino.

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La chiave di sol appoggiata sul primo rigo prende il nome di chiave di violino francese. Al giorno d’oggi è ormai caduta in disuso.

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La chiave di fa appoggiata sul quarto rigo si chiama chiave di basso.

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La chiave di fa appoggiata sul terzo rigo identifica la chiave di baritono.

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La chiave di do può chiamarsi:

  • Chiave di soprano, se appoggiata sul primo rigo (fig. 1)
  • Chiave di mezzo-soprano, se appoggiata sul secondo rigo (fig. 2)
  • Chiave di contralto se appoggiata sul terzo rigo (fig. 3)
  • Chiave di tenore se appoggiata sul quarto rigo (fig. 4)
  • Chiave di baritono, se appoggiata sul quinto rigo (fig. 5).

In questo caso la nota di riferimento e il do centrale coincidono.

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La figura successiva mostra la posizione del do centrale su tutte le chiavi (è stata omessa la chiave di violino francese perché oramai è caduta completamente in disuso).

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Consigli per imparare a leggere nelle diverse chiavi musicali

Non è facile memorizzare tutte le note nelle diverse chiavi. Personalmente ho utilizzato un metodo che mi ha permesso di superare brillantemente la prova del setticlavio nell’esame di teoria e solfeggio: in particolare ho sempre letto in chiave di violino e trasportato “istantaneamente” le note un intervallo sopra o sotto, in funzione delle diverse chiavi.

Essendo pianista, all’inizio ho anche applicato questo metodo per leggere in chiave di basso, ma con il tempo ho assimilato in modo naturale la posizione di tutte le note in questa chiave senza ricorrere al trasporto istantaneo.

Per leggere “al volo” nelle diverse chiavi, basta imparare bene a leggere in chiave di violino e applicare le regole mnemoniche di seguito presentate:

  • Chiave di basso: bisogna leggere una terza sopra la chiave di violino. Ad esempio leggo un do in chiave di violino e lo alzo di due note ottenendo un mi. Ovviamente il mi ottenuto andrà poi suonato due ottave sotto.
  • Chiave di baritono: è sufficiente leggere una quarta sotto la chiave di violino e la nota ottenuta va poi trasportata un’ottava più bassa. Ad esempio un re diventa un la. Oppure si può trasportare una nota in chiave di violino una quinta sopra, sapendo che in realtà la nota ottenuta si troverà due ottave sotto.
  • Chiave di soprano: basta leggere una terza sotto la chiave di violino. Un do diventerà quindi un la.
  • Chiave di mezzo-soprano. E’ una quarta sopra la chiave di violino, ma la nota ottenuta sarà un’ottava sotto. Allo stesso modo, una nota può essere vista anche una quinta sotto la rispettiva nota in chiave di violino, ma ho sempre preferito vederla come un intervallo di quarta superiore.
  • Chiave di contralto. E’ sufficiente alzare di una nota tutte le note in chiave di violino. Il si diventa un do, il sol diventa un la, ecc… però poi nella pratica strumentale occorre abbassarle di un’ottava.
  • Chiave di tenore. Al contrario della chiave di contralto, per leggere in chiave di tenore bisogna abbassare tutte le note in chiave di violino di una nota sola e poi, nella pratica, portarle un’ottava sotto.