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Imparare tutti i rivolti degli accordi maggiori e minori (Lez. 4) – Corso base di armonia e accompagnamento al pianoforte gratuito

Imparerai a rivoltare gli accordi maggiori e minori

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Nelle due lezioni precedenti abbiamo visto come si costruiscono gli accordi maggiori e minori. Mediante la tecnica dei conteggi, abbiamo imparato a individuare le tre note di ogni accordo, sia maggiore che minore.

L’accordo così costruito, con le note ordinate secondo la tecnica dei conteggi, prende nome di accordo in stato fondamentale, perché la fondamentale dell’accordo, ovvero la nota che gli dà il nome, cioè la prima, è la nota più bassa.

Quindi un accordo nel suo stato fondamentale è un accordo costruito con la tecnica dei conteggi: la prima nota è quella che dà il nome all’accordo, la seconda nota si trova 3 o 4 semitoni sopra la prima (dipende se minore o maggiore) e la terza nota 4 o 3 semitoni sopra la seconda. Inoltre le regole che abbiamo visto sugli intervalli tra la prima e la seconda nota (intervallo di terza), tra la seconda e la terza nota (sempre un intervallo di terza) e infine tra la prima e la terza nota (intervallo di quinta), valgono per tutti gli accordi maggiori e minori nella loro forma fondamentale.

Abbiamo visto che l’armonia è il ramo della musica che studia la simultaneità dei suoni, quindi ci dà delle regole affinché certe note suonino bene insieme, formando quindi gli accordi che abbiamo studiato. Ma cosa succede se cambiassi l’ordine delle note di un accordo? Ad esempio se suonassi il classico di Do+ formato da Do, Mi e Sol nell’ordine Sol, Do, Mi?

Il suono cambierebbe leggermente, ma resterebbe, in linea generale, molto simile. Le note alla fine sono sempre quelle (anche se cambia l’ordine o l’altezza di alcune) e l’accordo suona sempre bene!

Un accordo pertanto può venire suonato anche in forme diverse, cambiando l’ordine delle note. Questo ci servirà per suonare concatenazioni di accordi con maggiore comodità.

Le regole che definiscono in che modo le note di un accordo possono essere ordinate sono i cosiddetti rivolti.

Rivoltare vuol dire girare l’accordo, ovvero prendere la nota più bassa e portarla all’ottava superiore, lasciando inalterate le altre.

Gli accordi maggiori e minori hanno 2 tipi di rivolti:

  • il primo rivolto si ottiene spostando la nota più bassa dell’accordo in stato fondamentale all’ottava superiore, lasciando inalterate le altre 2.
  • il secondo rivolto si ottiene spostando la nota più bassa dell’accordo in stato di primo rivolto all’ottava superiore, lasciando inalterate le altre 2.

Vediamo un primo esempio, applicato all’accordo di Do+.

Quindi:

  • Accordo in stato fondamentale: Costruisci l’accordo con la tecnica dei conteggi (Do, Mi, Sol) partendo dal Do Centrale (vedi riquadro azzurro della figura precedente)
  • Costruzione del primo rivolto: sposti la nota più bassa dell’accordo in stato fondamentale (quindi il Do Centrale nel riquadro azzurro) all’ottava superiore (il Do Centrale diventa quindi un Do Alto, nella figura segui la freccia viola) e le altre due note restano inalterate (quindi il Mi e il Sol rimangono come sono). Il primo rivolto sarà: Mi, Sol, Do Alto (vedi riquadro verde).
  • Costruzione del secondo rivolto: sposti la nota più bassa dell’accordo in stato di primo rivolto (quindi il Mi nel riquadro verde) all’ottava superiore (il Mi diventa quindi un Mi Alto, segui la freccia blu) e le altre due note restano inalterate (quindi il Sole il Do Alto rimangono come sono). Il secondo rivolto sarà: Sol, Do Alto, Mi Alto (vedi riquadro giallo).

Nella figura, in ordine, l’accordo di Do+ in stato fondamentale, il primo rivolto e il secondo rivolto.

Vediamo un secondo esempio, applicato all’accordo di Fa#-

Quindi:

  • Accordo nello stato fondamentale: costruisci l’accordo con la tecnica dei conteggi (Fa#, La, Do# Alto, vedi riquadro azzurro).
  • Costruzione del primo rivolto: sposti la nota più bassa dell’accordo nello stato fondamentale (quindi il Fa# del riquadro azzurro) all’ottava superiore (il Fa# diventa quindi un Fa# Alto, segui la freccia viola) e le altre due note restano inalterate (quindi il La e il Do# Alto rimangono come sono). Il primo rivolto sarà: La, Fa#, Do# Alto (vedi riquadro verde).
  • Costruzione del secondo rivolto: sposti la nota più bassa dell’accordo nello stato di primo rivolto (quindi il La del riquadro verde) all’ottava superiore (il La diventa quindi un La Alto, segui la freccia blu) e le altre due note restano inalterate (quindi il Fa# e il Do# Alto rimangono come sono). Il secondo rivolto sarà: Fa#, Do# Alto, La Alto (vedi riquadro giallo).

Nella figura, in ordine, l’accordo di Fa#- in stato fondamentale, il primo rivolto e il secondo rivolto.

Per comodità i rivolti li indicherò con 1R (primo rivolto) e 2R (secondo rivolto). Quindi un Re 2R sarà un secondo rivolto dell’accordo di Re Maggiore.

In armonia il primo rivolto di un accordo maggiore o minore viene chiamato anche accordo di terza e sesta, in quanto tra la prima nota e la seconda c’è un intervallo di terza, e tra la prima nota e la terza nota, un intervallo di sesta (1R di Do+ che è composto dalle note Mi, Sol, Do ha un intervallo di terza tra Mi e Sol, e di sesta tra Mi e Do).

Il secondo rivolto di un accordo maggiore o minore viene chiamato anche accordo di quarta e sesta, in quanto tra la prima nota e la seconda c’è un intervallo di quarta, e tra la prima nota e la terza nota, un intervallo di sesta (2R di Do+ composto dalle note Sol, Do, Mi ha un intervallo di quarta tra Sol e Do, e di sesta tra Sol e Mi).

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Imparare tutti gli Accordi Minori con la Tecnica Dei Conteggi (Lez. 3) – Corso Base di Armonia e Accompagnamento al Pianoforte Gratuito

Imparerai a costruire tutti gli accordi minori

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Dopo aver visto come si costruisce l’accordo minore, oggi andremo a vedere le regole per costruire quello minore.

A tal scopo, utilizzeremo sempre la regola dei conteggi.

L’accordo minore viene costruito a partire da una semplice regola:

  • la prima nota è quella che da il nome all’accordo. Quindi un accordo di Do minore avrà come prima nota il Do.
  • la seconda nota dell’accordo si trova tre semitoni a salire (quindi si contano 3 note verso destra a partire dalla prima nota, usando tutti i tasti, bianchi e neri)
  • la terza nota si trova quattro semitoni sopra la seconda (quindi dalla seconda nota si contano altre 4 note verso destra, sempre usando tutti i tasti bianchi e neri).

La sequenza da memorizzare è quindi: nota, 3, 4. E’ invertita rispetto a quella relativa all’accordo maggiore.

Esempio: costruiamo l’accordo di Do Minore.

Le note sono quindi: Do, Mib, Sol.

Esempio: costruiamo l’accordo di Fa# Minore.

Le note sono quindi: Fa#, La, Do#.

Come abbiamo visto per l’accordo maggiore, anche nell’accordo minore le note tra di loro sono distanziate di un intervallo di terza (e di conseguenza c’è un intervallo di quinta tra la prima nota dell’accordo e la terza nota).

Quindi il precedente accordo di Fa#- non può essere scritto come Fa#, La, Reb, perché tra il La ed il Reb ci sarebbe un intervallo di quarta (e non di terza!).

L’accordo minore si indica con il segno “-”. Ad esempio se trovi scritto “Do-”, significa che è un accordo di Do Minore. Sovente lo trovi anche indicato con una m minuscola (es “DOm”)

Come per le singole note, anche gli accordi possono avere diverse altezze, a seconda dell’altezza della prima nota utilizzata per costruirlo. Un Do Maggiore può partire dal Do Centrale, dal Do Alto o da qualsiasi altro Do, il nome dell’accordo resta sempre quello ma cambierà il suono risultante!

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Imparare tutti gli Accordi Maggiori con la Tecnica Dei Conteggi (Lez. 2) – Corso Base di Armonia e Accompagnamento al Pianoforte Gratuito

Imparerai a costruire tutti gli accordi maggiori

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Oggi ti presenterò il primo dei tre tipi di accordi che andremo a conoscere in questo corso, ovvero l’accordo maggiore, un accordo formato da 3 note differenti (ovvero è una triade).

In generale, ti insegnerò a costruire gli accordi mediante la tecnica dei conteggi. All’inizio ti servirà per imparare a costruirli. Poi, a forza di suonarli, li imparerai a memoria.

Ora ti spiego come applicare questa regola alla costruzione dell’accordo maggiore.

  • la prima nota è quella che da il nome all’accordo. Quindi se ti dico di suonare l’accordo di Do maggiore, significa che la prima nota sarà il Do.
  • la seconda nota dell’accordo si trova quattro semitoni a salire (quindi si contano 4 note verso destra a partire dalla prima nota, usando tutti i tasti, bianchi e neri).
  • la terza nota dell’accordo si trova tre semitoni sopra la seconda (quindi dalla seconda nota si contano altre 3 note verso destra, sempre usando tutti i tasti bianchi e neri).

La sequenza da memorizzare è quindi: nota, 4, 3.

Esempio: costruiamo l’accordo di Do maggiore.

Le note sono quindi Do, Mi, Sol

Esempio: costruiamo l’accordo di MIb maggiore.

Le note sono quindi Mib, Sol, Sib.

Le note di un accordo (costruito con la tecnica dei conteggi) differiscono tra di loro sempre per un intervallo di terza! Quindi se la prima nota è un Sol, la seconda sarà un Si e la terza un Re, poi con la regola dei conteggi vedremo se queste note sono diesis o bemoli.

Vediamo un’applicazione di questa regola. Costruiamo l’accordo di Si+ (o Si).

Le note sono Si, Re, Fa, ma con la tecnica dei conteggi andremo a scoprire se alcune di queste note sono alterate oppure no.

Le note sono quindi Si, Re# (e non Mib!) e Fa# (e non Solb!).

Anche se Mib corrisponde a Re# e Solb corrisponde a Fa#, le note dell’accordo sono Si, Re# e Fa# perché tra ogni nota ci deve essere sempre un intervallo di terza (quindi Si-Re e Re-Fa).

Da questa regola se ne deriva che dalla prima nota dell’accordo all’ultima c’è sempre un intervallo di quinta (nell’esempio precedente Si-Fa).

L’accordo maggiore si indica con il segno “+” oppure semplicemente senza segni. Se trovi scritto “Do+”, significa che è un accordo di Do Maggiore. Anche se trovi scritto solo “Do” senza il segno + accanto, significa che l’accordo è maggiore.

Come per le singole note, anche gli accordi possono avere diverse altezze, a seconda della prima nota utilizzata per costruirlo. Un Do Maggiore può partire dal Do Centrale, dal Do Alto o da qualsiasi altro Do, il nome dell’accordo resta sempre quello, cambia solo il suono risultante, che sarà più alto o più basso!

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Gli elementi della musica e gli accordi (Lez. 1) – Corso Base di Armonia e Accompagnamento al Pianoforte Gratuito

Imparerai a conoscere i tre elementi principali della musica e gli accordi

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Iniziamo questo corso presentando gli elementi principali della musica, che sono 3 ovvero ritmo, melodia e armonia.

  • Il ritmo non è semplicissimo da spiegare. Tutti noi abbiamo in mente cos’è il ritmo, sappiamo quando due musiche hanno diversi tipi di ritmi. In generale, possiamo dire che è una successione di accenti forti e deboli ed eventuali pause, intervallati nel tempo da pochi decimi di secondo a qualche secondo, che seguono, di solito ma non obbligatoriamente, uno o più modelli ciclici. È quindi un sistema che da un certo ordine ai suoni di un pezzo musicale.
  • La melodia invece è una successione di note da suonare (o cantare) l’una dopo l’altra, che riproducono un motivo musicale. Se provi a fischiettare una canzone, stai riproducendo una melodia.
  • L’armonia invece è la sovrapposizione di più note, quindi è l’elemento della musica che regola la simultaneità dei suoni. Ci sono infatti alcune note che se suonate insieme hanno un bel suono, altre invece un suono meno bello. L’armonia ha le sue regole, ed esse hanno lo scopo di mettere insieme i suoni per rendere piacevole il suono risultante all’ascoltatore.

Se ad esempio suonassi insieme Do, Mi, Sol (di qualunque altezza) otterresti un suono risultante piacevole da ascoltare. Se suonassi insieme Si, Do, La# otterresti un suono meno bello. Provare per credere!

L’armonia è un elemento della musica, ma è anche una materia vera e propria. La scienza dell’armonia insegna le regole per costruire ed utilizzare insiemi di suoni che stanno bene tra di loro, che andremo a studiare in questol corso. Tali suoni servono per riempire musicalmente una melodia, e da qui nasce il concetto di accompagnamento.

I pilastri dell’armonia sono gli accordi, ovvero insiemi di 3 o più note suonate contemporaneamente. Essi servono per abbellire una melodia, per riempirla, per costruirci gli accompagnamenti, e per comporre pezzi musicali polifonici ovvero eseguiti da cori o insiemi strumentali.

Nel corso studieremo accordi di tre suoni (chiamati triadi) e di quattro suoni (chiamati quadriadi).

Nelle lezioni successive studieremo i vari tipi di accordi e inizieremo ad applicarli ai pezzi già studiati nel mio corso base di pianoforte online.

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 40: Tutorial su “Per Elisa” di Beethoven semplificata – (Es. 25)

Imparerai a suonare “Per Elisa” di Beethoven e ad utilizzare il pedale di risonanza oltre a consolidare tutto ciò che hai imparato nel corso

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Eccoci giunti all’ultimo brano musicale di questo corso di pianoforte. E’ il celebre “Per Elisa” di Beethoven, uno dei pezzi più famosi della letteratura pianistica.

Questa versione che ti presento è un po’ semplificata rispetto all’originale scritta da Beethoven, ma ne rispecchia fedelmente la linea musicale e lo stile.

Se fino ad ora hai seguito il corso proficuamente applicando e interiorizzando tutto quello che ti ho insegnato, con l’aiuto di questo tutorial potrai studiare questo brano da solo e impararlo in breve tempo, e soprattutto sarà un bel modo per mettere alla prova tutte le nozioni che hai imparato da questo corso online.

Se ci riuscirai, potrai, a questo punto, essere autonomo/a nello studio di semplici partiture per pianoforte, a due mani ovviamente, e quindi potrai divertirti a leggere nuovi pezzi oppure a seguire ancora i miei corsi, per migliorare sempre di più!

Andiamo per passi successivi. Ecco lo spartito.

Non ci sono alterazioni in chiave, pertanto gli unici diesis o bemolli che troverai saranno quelli indicati a sinistra delle singole note.

Come per i precedenti esercizi, ti consiglio di iniziare a leggere il pezzo prima a mani separate e successivamente, quando hai imparato bene le note, a mani unite.

Vediamo alcune indicazioni per la mano destra.

Allargamenti delle dita: riquadri in verde

Alterazioni nascoste: la nota cerchiata in blu è diesis perché abbiamo un Re Alto, diesis, poco prima nella stessa battuta, quindi l’alterazione si conserva (ricorda la proprietà di conservazione delle alterazioni all’interno della stessa battuta, lezione 37).

Legature di valore: attento a non ribattere la seconda nota legata alla prima nei riquadri rossi.

Mano sinistra: ti do un piccolo aiuto per identificare le note in chiave di basso. I gruppi di tre note vanno sempre fatti con le dita 5-3-1.

Infine, sulla partitura compare un nuovo segno, questo qui:

Esso indica l’utilizzo del cosiddetto “pedale di risonanza”. Vediamo cos’è.

Il pianoforte, oltre ai tasti, possiede anche alcuni pedali, che si azionano ovviamente con i piedi, che hanno delle particolari funzioni.

Il pianoforte è normalmente dotato di 2 o 3 pedali. Vediamo quali sono.

  • Il pedale che si trova a sinistra si chiama pedale “1 corda (1C)” o pedale del piano, e serve a fare una sonorità più tenue e intima. Nei pianoforti a coda, la maggior parte dei tasti aziona i relativi martelletti che percuotono 2 o 3 corde che producono il suono. L’azionamento di questo pedale  sposta i martelletti verso destra, in modo che essi percuotano solo una o due delle corde, producendo quindi un suono più attenuato. Nei pianoforti verticali invece questo meccanismo viene riprodotto avvicinando i martelletti alle corde.
  • il pedale che si trova a destra si chiama “pedale di risonanza” e serve per far prolungare il suono di una (o più note) anche quando lasciamo il tasto, dopo averlo premuto. Infatti normalmente quando rilasciamo  un tasto del pianoforte dopo averlo suonato, il suono si interrompe istantaneamente perché lo smorzatore viene immediatamente appoggiato sulla corda. Se invece tieni premuto il pedale di risonanza, il suono continua anche se rilasci il tasto in quanto gli smorzatori restano sollevati. 
  • Il pedale che si trova al centro (su quei pianoforti a coda che hanno 3 pedali) si chiama pedale tonale, ed è un pedale di risonanza che agisce solo per un determinato insieme di note. Non è molto utilizzato e non andrei troppo nel dettaglio riguardo il suo utilizzo, perché è un pedale che si usa solo in pezzi complessi e di livello avanzato. Nei pianoforti verticali invece il pedale centrale si chiama sordina, e praticamente azionandolo si inserisce un panno di feltro tra i martelletti e le corde riducendo notevolmente l’intensità del suono dello strumento e anche il suo timbro. Serve per non infastidire i vicini!

Nei pianoforti digitali, invece, spesso c’è un unico pedale, magari venduto separatamente, che nella maggior parte dei casi è proprio quello di risonanza, che è il più utilizzato! Ovviamente in questo caso non ci sono né smorzatori, né martelletti, né leve, ma tutto il meccanismo è completamente elettronico!

Ora torniamo alla nostro brano “Per Elisa”.

Il simbolo che hai visto prima, indica che devi utilizzare il pedale di risonanza.

In che modo?

Ecco uno schema che ti può aiutare a capire come utilizzarlo.

Dove vedi la dicitura “Ped” abbassi il pedale di risonanza e lo lasci giù, quindi premuto, per tutta la durata della successiva linea. Quando termina la linea alzi (ovvero rilasci) il pedale di risonanza.

Spesso, negli spartiti, le indicazioni di pedale sono concatenate. Guarda questo schema.

All’inizio hai il simbolo “Ped” quindi abbassi il pedale. Lo tieni premuto fino alla fine della linea, ma vedi che contemporaneamente alla fine della linea hai l’inizio di un nuovo simbolo del pedale (“Ped”). In questo punto, alzi e abbassi velocemente il pedale di risonanza. 

Alla fine del secondo simbolo del pedale, dove finisce la seconda linea, lo rilasci definitivamente perché non c’è un ulteriore simbolo.

Ecco applicate queste regole alla prima riga del nostro pezzo di Beethoven:

la stessa cosa vale anche per tutte le altre battute.

Quando azioni il pedale, devi mantenere la gamba più possibile rilassata e il tallone lo devi appoggiare a terra! In altre parole, devi essere super comodo e azionare solamente i muscoli che ti servono per premere il pedale!

Buono studio!!

Conclusioni del corso base di pianoforte (40 lezioni)

Bene, abbiamo terminato questo corso base di pianoforte.

Se hai seguito questo corso interamente arrivando fin qui, hai acquisito sicuramente una conoscenza basilare nello studio del pianoforte e dovresti essere in grado di leggere in autonomia pezzi semplici con una tecnica di base corretta!

Ricorda sempre di suonare tutti i giorni, meglio 10 minuti al giorno piuttosto che 2 ore di fila una volta alla settimana. Ricorda soprattutto i concetti di tecnica pianistica: la posizione della mano, il rilassamento generale di tutta la muscolatura soprattutto quella delle dita inutilizzate.

Ti consiglio, almeno una volta al giorno, di suonare l’esercizio dei ribattuti (lezione 10) per sviluppare la muscolatura delle singole dita e imparare ad attivarle singolarmente, senza irrigidire e contrarre quelle normalmente inutilizzate.

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Ci vediamo nel corso successivo! Te lo anticipo, sarà un corso di armonia e accompagnamento al pianoforte dove imparerai a:

  • suonare tutti gli accordi e impratichiti con essi
  • creare degli accompagnamenti musicali a partire dagli accordi
  • imparerai tutte le tonalità maggiori e minori
  • imparerai a trasportare in una nuova tonalità una melodia
  • ti trasmetterò i concetti base per mettere gli accordi ad un brano musicale

A presto!

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 39: La legatura di valore

Imparerai a riconoscere la legatura di valore

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La legatura di valore è un segno che somma la durata di due note. Vediamo subito degli esempi.

Due semiminime legate equivalgono ad una minima.

equivale a  

Una nota da 1 legata ad una nota da 1 equivale ad una nota da 2.

Una semiminima legata ad una minima equivale ad una minima con il puntino di valore.

equivale a 

Una nota da 1 legata ad una nota da 2 equivale ad una nota da 3.

La legatura di valore somma le durate di note appartenenti anche a battute differenti.

Ad esempio, prendendo la mano destra del pezzo precedente dovrai suonare un Do Alto da 3 battiti, e quando andrai alla battuta successiva, non dovrai risuonare lo stesso Do Alto per un battito, ma dovrai continuare e tenerlo premuto per tutto il primo battito della nuova battuta (senza ribatterlo) e poi suonerai le rimanenti note (Mi Alto e Re# Alto).

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 38: Tutorial sulla Ninna Nanna di Brahms (Es. 24)

In questo tutorial sulla Ninna Nanna di Brahms, imparerai il simbolo di ritornello chiuso con doppio finale e consoliderai bene gli allargamenti e gli accorciamenti della mano

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L’esercizio numero 24 del mio corso base di pianoforte è la celebre ninna nanna di Brahms. 

Vedi che alla fine della partitura ci sono due segni, un numero 1 e poi un numero 2, subito sopra il pentagramma relativo alla mano destra.

Queste indicazioni indicano un ritornello chiuso con doppio finale: infatti vedi che il segno 1 compare dopo il primo segno del ritornello chiuso che hai già visto nella mia lezione 17.

Questi segni vanno interpretati così: devi eseguire il pezzo fino alla fine della sezione che sta sotto il numero 1 (ovvero fin qui), poi vedrai subito il secondo segno del ritornello chiuso che ti manda indietro fino al primo segno e riprendi il pezzo da qui (all’inizio di battuta 10).

Ripreso il pezzo, arrivi nuovamente all’inizio della sezione numero 1, la salti e passi direttamente alla sezione numero 2 (a battuta 14), e fai il pezzo fino alla fine (quindi eseguirai le ultime 2 battute).

Quindi il pezzo si legge praticamente così:

Ricapitolando: vai fino alla fine della sezione numero 1, torni indietro al primo segno di ritornello chiuso, salti la sezione numero 1 ed esegui la sezione numero 2.

Ora analizziamo il pezzo da un punto di vista tecnico.

Nei riquadri verdi ci sono passaggi dove occorre allargare le dita. Vediamo nel dettaglio il primo riquadro verde:

  • il Mi va suonato con il pollice mentre il successivo Sol con l’indice. Occorre quindi allargare l’indice facendo perno sul pollice, mantenendo rilassate e decontratte le altre dita ovvero medio, anulare e mignolo.
  • una volta giunti al Sol con l’indice, occorre passare al Do Alto con il mignolo. Qui si fa perno con l’indice e si allarga il mignolo per arrivare al Do Alto mantenendo decontratte tutte le altre dita, in modo particolare il pollice (che deve avvicinarsi all’indice).

Nel secondo riquadro verde parti con un secondo dito posizionato sul Sol. Successivamente devi allargare il pollice verso sinistra facendo perno sull’indice e dolcemente ti sposti nella nuova posizione. Appena hai premuto il Re con il pollice, decontrai immediatamente la mano e riallinea tutte le dita ai tasti bianchi vicini.

Riguardo il terzo riquadro verde, valgono le stesse cose già dette per il primo, solamente che l’ultima nota del riquadro è un Si da suonare con il quarto dito.

Il quarto riquadro verde presenta un allargamento di un’ottava (ovvero di 8 note). Occorre fare perno sul primo Do Alto (suonato con il mignolo) le e allargare la mano per arrivare al Do Centrale con il pollice aiutandoti leggermente con il movimento del polso, che deve accompagnare il pollice nella sua nuova posizione. Tutte le dita inutilizzate (indice, medio e anulare, devono rimanere più rilassate possibile). La stessa cosa la dovrai poi fare all’inverso, ovvero dal pollice al mignolo quando dovrai eseguire prima un Do centrale e poi un Do alto.

Il quinto e il sesto riquadro verde presentano allargamenti minimi, di facile esecuzione. 

Nel riquadro viola invece c’è una contrazione della mano: devi suonare il Fa con il pollice e il successivo Sol con l’anulare, questo passaggio serve per poter avere la mano riposizionata correttamente per le note successive. 

In questo passaggio devi usare il pollice come perno e restringere la mano per arrivare a posizionare l’anulare sopra il Fa. Non è un passaggio difficile, ed è anche relativamente semplice mantenere tutte le dita inutilizzate decontratte.

Infine vediamo il pezzo da un punto di vista ritmico. Abbiamo le semiminime con il punto, ovvero note che valgono un battito e mezzo che abbiamo già incontrato nelle lezioni sull’Inno alla gioia di Beethoven (la numero 32) e sul Te Deum di Charpentier (la numero 33). Ecco la suddivisione ritmica in questa figura:

Buono studio! Ricorda sempre di studiare prima la mano destra, poi la mano sinistra e infine mettile insieme!

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 37: La proprietà di conservazione delle alterazioni nella battuta

Imparerai la regola che i simboli di alterazione, indicati a sinistra delle note, si conservano all’interno della stessa battuta

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Nella lezione di oggi introduciamo una regola dei diesis, dei bemolli e dei bequadri molto importante, che vale per quelli indicati a sinistra delle singole note: essi si conservano all’interno della stessa battuta, purché si riferiscano a note della stessa altezza

Facciamo un esempio:

La stessa cosa vale con i bemolli:

Anche il bequadro, al pari del diesis e del bemolle, si conserva nella battuta. Ecco un esempio:

Vediamo altri due esempi con il bequadro:

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 36: Tutorial sulla colonna sonora di “giochi proibiti” (es. 23)

Imparerai a suonare il tuo primo pezzo con bemolli in chiave e la mano sinistra scritta in chiave di basso.

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Il pezzo che ti propongo in questo tutorial è la celebre melodia catalana, colonna sonora del film “giochi proibiti” scritta da un compositore anonimo.

Iniziamo dai bemolli e diesis in chiave.

Fino a circa metà brano (quindi le prime 16 battute), il pezzo ha un bemolle in chiave, precisamente il Si. Questo significa che tutti i Si che troverai saranno bemolli.

Successivamente, a battuta 17, c’è un cambio dell’armatura di chiave e abbiamo due diesis, precisamente il Fa ed il Re. Questo significa che da battuta 17, il Si che precedentemente era bemolle, tornerà naturale e  tutti i Fa e i Do saranno diesis.

Ti ricordo che si chiama armatura di chiave l’insieme dei diesis e dei bemolli che compare vicino alla chiave di violino o di basso.

Alla luce di quanto detto, il pezzo diventerà così:

Ora vediamo un simbolo nuovo, che compare a battuta 20 e a battuta 26. Si chiama bequadro.

  = bequadro

Esso serve per annullare l’alterazione della nota (quindi il bemolle o il diesis) e la riporta in modo naturale.

A battuta 20, il bequadro alla sinistra del Do, indica che il Do va eseguito naturale, senza alterazioni. 

Il Do subito dopo il bequadro, il terzo della battuta, torna ad essere diesis e viene indicato esplicitamente.

Ora che abbiamo introdotto il bequadro, in realtà esso doveva essere indicato anche in chiave all’inizio della battuta 17, subito prima dei diesis, per indicare l’annullamento del bemolle sul si. Noi, in questo momento, assumiamo che ci sia implicitamente e non lo indichiamo.

In realtà

Ora abbiamo tutti gli elementi per suonare il pezzo. Mi soffermo solo su alcuni tecnicismi specifici:

Nei riquadri verdi ci sono passaggi dove occorre allargare le dita. 

Vediamo nel dettaglio il primo riquadro verde:

  • il Re va suonato con il pollice, il successivo Fa# con l’indice ed infine il La con il medio. Nel passare da una nota all’altra devi allargare leggermente la mano, e soprattutto tieni sempre decontratte le dita non utilizzate.
  • Una volta giusto al Re Alto, devi riallineare subito la mano nella nuova posizione che sarà: Re Alto=mignolo, Do Alto=anulare, Si o Sib=medio, La=indice, Sol=pollice.

Il secondo riquadro verde invece mostra un allargamento al contrario, ovvero da destra verso sinistra. Occorre allargare la mano per arrivare a premere il Mi con l’indice, tenendo decontratti, in modo particolare, pollice e mignolo della stessa mano.

I riquadri arancioni invece indicano i relativi passaggi dell’indice e del medio sopra il pollice.

Nel primo e nel terzo riquadro abbiamo il passaggio del medio sopra il pollice. Occorre far perno sul sul pollice, scavalcarlo con il dito da utilizzare tenendo però rilassate tutte le dita inutilizzate, soprattutto il mignolo della mano destra, che tende ad irrigidirsi. Il passaggio avviene solo muovendo la mano, senza movimenti del gomito, che deve rimanere fermo.

La stessa cosa vale per il passaggio dell’indice sul pollice del secondo riquadro arancione, che abbiamo già visto nella lezione 28 sulla primavera di Vivaldi.

Infine nel riquadro rosso abbiamo un “salto” ovvero uno spostamento molto ampio sulla tastiera. Qui l’allargamento è troppo grande per poter essere fatto solo con le dita, pertanto devi spostare dolcemente la mano verso destra dalla vecchia alla nuova posizione con un dolce movimento del polso e mantenendo la mano, durante lo spostamento, morbida e allineata (senza allargamenti delle dita).

Ora andiamo alla mano sinistra. Come vedi, le note sono scritte in chiave di basso. All’inizio ti consiglio di scriverle a matita sulla partitura, così per te sarà più facile suonarle correttamente e poi poco alla volta, a suon di esercizi, le memorizzerai visivamente.

Ti dico quali sono:

Buono studio! Ricorda sempre di studiare prima la mano destra, poi la mano sinistra e infine mettile insieme!

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Corso Base di Pianoforte Gratuito, Lezione 35: I tagli addizionali e i simboli di ottava superiore ed inferiore

Imparerai a leggere le note alte e basse che escono dal pentagramma e i simboli di abbreviazione per note molto alte e basse

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Nelle prime lezioni di questo corso abbiamo visto le note dal Do Centrale fino al La Alto, indicate con la chiave di violino. Nella lezione precedente, invece abbiamo visto le note sotto il Do Centrale, indicate con la chiave di basso.

Mancano ancora delle note… quelle più alte del La Alto 

e quelle più basse del Mi bassissimo!

Come le indichiamo? Con i cosiddetti tagli addizionali.

Prendiamo ancora una volta questo schema che abbiamo visto parecchie volte:

Vediamo ora come si rappresentano le note al di sopra del La Alto. Come hai imparato nelle prime lezioni, il La Alto ha il “cappello” che è praticamente un rigo fittizio indicato esclusivamente in prossimità della nota. 

Come regola generale, le note al di sopra del pentagramma si rappresentano facendo finta che ci siano ulteriori righi e spazi, che vengono indicati solo in prossimità della nota. Questi righi sono i cosiddetti tagli addizionali.

Vediamo prima le note alte:

Il La Alto ha il “cappello” o primo taglio addizionale perché sta su un rigo immaginario indicato solo in prossimità del La, successivo al quinto rigo (immaginiamo sia un sesto rigo fittizio). Questo rigo fittizio lo chiamiamo primo taglio addizionale.

La nota successiva, il Si Alto, starà subito sopra il La Alto, quindi appoggerà sul primo taglio addizionale.

Il Do Altissimo sta invece sul secondo taglio addizionale (e in questo caso ne vengono indicati due).

Il Re Altissimo poggia sul secondo taglio addizionale, e così via.

Man mano che le note si alzano, diventerà sempre più difficile identificarle a causa del grande numero di tagli addizionali utilizzati. Per semplificare la lettura, sopra le note si metterà il simbolo di ottava superiore (8——I) che significa traslare la nota o le note indicate, un’ottava sopra.

Ad esempio:

Questo spartito indica due Do Altissimi (riquadro rosso della figura successiva) da eseguirsi un’ottava sopra. Pertanto il Do indicato nel riquadro rosso viene spostato su di un’ottava (la posizione sulla tastiera della nota giusta è quella del pallino rosso).

In altre parole, questo DO

è equivalente a quest’altro: 

Ovvero è un Do Altissimo spostato ancora di un’ottava superiore.

Allo stesso modo i tagli addizionali raffigurano le note sotto il Do Centrale.

Il principio è sempre quello dei righi immaginari chiamati tagli addizionali, ma questa volta saranno sotto il pentagramma. 

Il Do Centrale è posizionato sul primo taglio addizionale, il Si Basso subito sotto, il La Basso sul secondo taglio addizionale, e così via. Come puoi vedere alcune note si possono indicare sia con i tagli addizionali che con la chiave di basso.

Come visto per le note alte, qui allo stesso modo man mano che scendiamo aumenteranno i i tagli addizionali, e diventerà sempre più difficile leggere le note. Infatti, note con troppi tagli addizionali in chiave di violino vengono normalmente scritte in chiave di basso.

Lo stesso principio dei tagli addizionali viene usato per rappresentare note scritte in chiave di basso ma più alte del Do Centrale e più basse del Mi Bassissimo, seguendo i principi visti in precedenza. 

Quando le note diventano troppo basse e il numero di tagli addizionali aumenta notevolmente, viene usato il simbolo di ottava inferiore ( 8——I)  per traslare la nota (o le note) un’ottava sotto.

Ad esempio, la nota:

è equivalente a questa nota: 

ovvero è un Do Centrale traslato un’ottava sotto che diventa quindi un Do Basso.

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