L’accordo maggiore è formato da tre note della scala maggiore, che sono la tonica (chiamata fondamentale dell’accordo), la terza e la quinta.
In altre parole, quindi, l’accordo maggiore nella sua forma base è composto da tre note:
- La fondamentale, ovvero la nota base che da il nome all’accordo. L’accordo di do maggiore si costruisce appunto partendo dal do.
- La terza maggiore, ovvero la nota che sta due toni sopra la tonica. Nell’accordo di do maggiore è il mi naturale.
- La quinta giusta, ovvero la nota che sta un tono e mezzo sopra la terza maggiore. Nell’accordo di do maggiore è il sol naturale.
I rivolti dell’accordo maggiore
Le note dell’accordo maggiore però possono assumere differenti altezze: la nota più bassa non necessariamente è la fondamentale dell’accordo, ma può essere indistintamente una delle tre note, dando luogo ai rivolti dell’accordo.
- Se la nota più grave è la fondamentale, l’accordo si trova nel suo stato fondamentale (DO-MI-SOL).
- Se la nota più grave è la terza maggiore, allora l’accordo si trova nel suo primo rivolto (MI-SOL-DO).
- Se la nota più grave è la quinta, siamo nel caso del secondo rivolto (SOL-DO-MI).
Nella musica strumentale e vocale, per rafforzare l’accordo di solito si raddoppia la sua nota fondamentale (la tonica) o in alternativa la quinta. La terza non viene quasi mai raddoppiata. Anche nelle musiche polifoniche a 4 o più voci si dovrà procedere a raddoppiare alcune note dell’accordo, visto che è formato solo da tre note.
I raddoppi delle note dell’accordo maggiore
Il raddoppio delle note dell’accordo maggiore (e allo stesso modo quello minore) segue delle regole ben precise, di seguito riassunte:
- la fondamentale si può raddoppiare, soprattutto se l’accordo termina un brano musicale.
- La quinta si può raddoppiare, ma difficilmente nell’accordo che termina un brano musicale. Il raddoppio della quinta al basso viene utilizzato spesso come cadenza conclusiva del pezzo, perché l’accordo maggiore, suonato in questo modo, da un senso di incompiutezza che prepara bene la cadenza dominante-tonica. La figura successiva mostra quanto detto: il primo accordo è quello di do maggiore con il raddoppio della quinta (il sol). Il secondo accordo è l’accordo di sol maggiore con il raddoppio della sua fondamentale (il sol) che infine risolve sull’accordo conclusivo di do maggiore, con il raddoppio della sua fondamentale (il do). Questa cadenza è particolare perché il primo accordo di do maggiore, con il raddoppio della quinta, prepara bene la successiva cadenza dominante-tonica.
- La terza è preferibile non raddoppiarla, ma nell’armonizzazione di un pezzo la si può inserire ad esempio al basso quando l’accordo viene suonato nel suo primo rivolto.
- In alcuni casi si può omettere la quinta dell’accordo, perché alla fine è la terza che ne determina il suono caratteristico. Ad esempio, suonando i due accordi della figura successiva, si può notare come effettivamente siano molto simili e non si senta più di tanto l’omissione della quinta (ovvero il sol).